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Jannik Sinner, lo sfregio a Giancarlo Dotto: "Senza patria, è la patria di se stesso"
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Nell'elenco di quelli a cui, sotto sotto, Jannik Sinner non piace granché da oggi c'è anche Giancarlo Dotto, grande firma del giornalismo italiano, sportivo e non solo. Per Dagospia l'autore romano ha vergato un commento non proprio tenerissimo sul fenomeno del tennis mondiale. Si parte dall'ormai annosa polemica: ma l'altoatesino numero 1 del ranking Atp è italiano o no?
Dalla residenza a Montecarlo al doppio schiaffo a Sanremo, fino al clamoroso rifiuto di salire al Colle per venire premiato dal presidente Mattarella, il tema è all'ordine del giorno da oltre un anno. "La verità? - scrive Dotto - Sinner non ha una patria, è la patria di se stesso. Fa lo schizzinoso con i nostri altarini nazionalpopolari, li schifa proprio, ma si tura il naso quando si tratta di marchette milionarie, a destra e a manca".
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Certo, un ragazzo "educato, impeccabile". Ma sotto sotto, Jannik è "la nuova Heidi dei giorni nostri. Ti sorridono i monti, le caprette ti fanno ciao. E tutti che ti difendono a spada tratta e travasi di bile. Oggi è più temerario sparlare di Sinner che di Padre Pio", ironizza Dotto, anche se c'è da dire che da quando è diventato il dominatore pressoché incontrastato della racchetta sono aumentati in maniera esponenziale gli italiani che dicono apertamente di non sopportarlo. In fondo, il destino di chi vince troppo.
Dal punto di vista sportivo, però, "celebrando i Sinner, stiamo celebrando la nostra morte e la nostra noia, che poi sono la stessa cosa". Questo perché "il tennis dei battitori ciclopici e dei risponditori inesorabili ci ucciderà". Addirittura, prosegue Dotto, "Sinner e quelli che verranno dopo di lui sono il nuovo Erode. Stanno lì a scoraggiare il talento. Lo uccidono in culla. Alcaraz è lì lì che bussa alle porte di uno psicoanalista. Gli Edberg e i McEnroe non sarebbero mai stati. Federer, già frustrato di suo dalla cieca volontà alfieriana dei Nadal e dei Djokovic, si sarebbe suicidato alla terza batosta di fila con l’Altro Atesino inaccessibile. Roba da spararsi".
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Dotto, per dirla chiara e tonda, non gradisce il tennis di oggi, "una sequenza apocalittica di pallate. Un incubo ipnotico senza fine, un modo sicuro per spedirsi all’inferno. Molti lo pensano, ma nessuno lo dice". Per questo sospetta che ad Adriano Panatta, noto scavezzacollo, "il cranio gli fuma dalla smania di sfogare un giorno la sua nausea per questo tennis da ergastolani".
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