Jean Todt vuota il sacco, sgancia un siluro sulla Ferrari: "Devo dire che sono molto perplesso"
Jean Todt in una lunga intervista a Repubblica si racconta e ovviamente parla anche di Michael Schumacher: "La famiglia ha deciso di non rispondere alla domanda sulle condizioni di Michael. Scelta che rispetto. Lo vedo regolarmente e con affetto, lui e i suoi. Il nostro legame va oltre i trascorsi di lavoro. È parte della mia vita, che oggi è molto lontana dalla Formula 1". Poi parla del suo impegno per la sicurezza stradale: "Combattere questa pandemia silenziosa che sono le vittime degli incidenti stradali: 1,2 milioni di morti, 50 milioni di feriti con disabilità. Il 90% degli incidenti? Nei Paesi a basso reddito. Io devo sensibilizzare e agire, con governi e privati".
E ancora: "Abbiamo creato un casco per motociclisti hi-tech al costo di 20 dollari. Ho un gruppo di amici che mi sostengono, istituzioni, il Comitato Olimpico, sponsor, abbiamo lanciato una campagna col supporto di JCDecaux con 16 celebrità in 80 Paesi e mille città, tra cui Roma e Milano con i sindaci e il ministro Salvini. La ricetta è semplice: educazione, applicazione della legge, livello e qualità dei veicoli, delle strade e dei soccorsi, cinture di sicurezza, casco, no all’uso del telefono, di droghe e alcol, controllo della velocità. Se tutto questo fosse applicato, ridurremmo di metà il numero delle vittime. In molte aree il trasporto pubblico non c’è, invece è un diritto umano”. Infine a chi gli chiede del suo rapporto con la Ferrari risponde con una stoccata: "Da quando sono andato via ho sentito alcuni membri della squadra, ma da quando ho lasciato la Fia non ho mai più avuto un contatto: devo dire che sono rimasto molto perplesso visto quanto tempo ho dedicato a questa azienda incredibile e a quanti risultati abbiamo ottenuto".