Jannik Sinner? Perché è folle criticarlo per il "no" a Mattarella: conta vincere in campo
Com’era ampiamente prevedibile stanno rompendo le palline a Jannik Sinner, fenomeno azzurro. Jannik Sinner è l’indiscusso numero 1 al mondo del tennis, lo ha appena detto il numero 2, Zverev, massacrato in Australia; in generale lo dicono tutti quelli che hanno visto mezza partita in vita loro. Costui è noto ai più per il suo dritto micidiale, il suo rovescio bestiale, il suo servizio stra-migliorato, la sua capacità di vestire - all’occorrenza - i panni del robot e, soprattutto, la sua gentilezza. È gentile per natura, non sa cosa significhi tirarsela, potrebbe farlo ma si imbarazza, firma più autografi che può, abbraccia gli avversari e quasi si vergogna quando si tratta di stringer loro la mano a mattanza avvenuta. E però c’è chi non riesce a volergli bene.
Trattasi in generale dei consueti invidiosi, coloro che si cibano degli inciampi altrui e godono nel vedere una stella cadere per qualsiasi motivo. Sinner non perde quasi mai e, quindi, a lor signori non resta che attaccarsi a faccende extra campo. C’è chi gli dà del dopato e finge di non sapere che il ragazzo non ha combinato una beatissima; c’è chi ora lo definisce «ingrato» o «poco italiano» per aver disertato la celebrazione del tennis azzurro ieri al Quirinale. Gramellini sul Corriere della Sera scrive «sembra uno sgarbo» e non è l’unico. Gli fanno la morale, gli dicono «Roscio, non si fa», provano a spiegare al Numero 1 come si deve comportare il Numero 1 e non si rendono conto che il Numero 1 è diventato Numero 1 proprio perché sa alla perfezione quello che deve e non deve fare, quale decisione va presa e quale subita, anche a costo di risultare scomodo.
Nel caso specifico gli viene rimproverato il fatto di non aver trovato mezza giornata per volare al Quirinale, stringere qualche mano e tornare a casa sua. Ed è esattamente qui che cade il “non numero 1”. Quelle che per noialtri sono cose importantissime (bisogna fare la passerella dal Presidente!) per lui rappresentano un problema, perché ostacolano una tabella di marcia che non ammette eccezioni.
Prendete gli antichi “casi-Sinner”. Gli abbiamo rotto le palline per non aver partecipato a un turno perdibilissimo di Coppa Davis, c’è chi ha titolato “Caso Nazionale”, lui ha risposto vincendo tutto quello che c’era da vincere da quel momento in poi. Lo abbiamo attaccato per aver saltato le Olimpiadi, abbiamo detto «si inventa gli acciacchi» e quello un nanosecondo dopo ha stravinto Flushing Meadows, mica pizza e fichi. Ora mettiamo in discussione il fatto che la sua motivazione («il mio corpo deve riposare») sia in realtà una banalissima scusa e così facendo pensiamo di poter ragionare con la sua testa. Solo che quella - la sua testa - è unica, altrimenti saremmo noi gli sbranatori di avversari, mentre riusciamo solo a essere moralizzatori da strapazzo.
Jannik Sinner ha 23 anni ed è il nostro campione più grande. Del tennis, ma pure dello sport tutto. Nel breve periodo diventerà il più grande sportivo italiano di tutti i tempi. Noialtri dovremmo ringraziare il cielo che ’sto ragazzo sia nato in quella porzione di Terra chiamata Italia. E invece no, gli frantumiamo le balle per questioni che ci sembrano fondamentali e, invece, sono solo bambole da pettinare. In fondo la misura della sua grandezza è data dalla risposta al can-can dei Gramelliners: un dirompente, rumorosissimo, devastante silenzio. E quelli a rosicare fino al prossimo, inutile caso.