Jannik Sinner e il forfait-Quirinale, il campione è arrivato al limite: retroscena e inquietudine
Fantastica sì, la vittoria degli Australian Open, che bissa quella di scorso anno, non merita aggettivo diverso. Ma la fatica fisica stavolta è stata estenuante. Per questo Jannik Sinner ha bisogno di fermarsi e rifiatare. Non vuole pensare ai prossimi obiettivi: “Non ci voglio pensare. In questo momento ho solo bisogno di staccare completamente per qualche giorno”. Tanto che il 23enne pusterese non andrà neanche a Roma, al Quirinale, da Sergio Mattarella, per ricevere gli onori di casa dopo il successo ottenuto. Nonostante “l’emozione fortissima”, Sinner è arrivato al limite e "per questo ho bisogno di rallentare".
Per questo, Jannik non giocherà a Rotterdam, provando a bissare anche lì un successo, sul cemento indoor, arrivato in finale contro Alex de Minaur. Niente titolo Atp da difendere e 500 punti persi, poco male se il bisogno è di riposare. Tornerà a Doha (dal 17 febbraio), prima del viaggio in America: Indian Wells e Miami. Proprio Indian Wells è dove è iniziato l’incubo sul caso Clostebol, con la sentenza del Tas di Losanna attesa per aprile. Al Quirinale intanto non ci sarà, per questo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrerà gli azzurri e le azzurre che hanno vinto la Davis e la Billie Jean King Cup. Ed in questo contesto torna alla mente anche la drammatica partita, poi vinta, contro Holger Rune agli Australian Open, tornano alla mente i tremori delle mani, il volto nascosto da un asciugamano in panchina. E il sospetto è che la crisi di Jannik, più che fisica, sia stata mentale, una circostanza come è noto assai comune tra i tennisti di altissimo livello.
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Intanto a Melbourne Sinner ha festeggiato in maniera tranquilla il successo di domenica, presentandosi il giorno dopo, per le foto di ritiro, sul set fotografico allestito per il vincitore degli Australian Open: “Avrò chiuso gli occhi per 4 ore al massimo, ma va bene così”, le sue parole. Una cena semplice “con Cahill, Vagnozzi, il resto del team, mio fratello Mark e la sua fidanzata: avevamo bisogno di stringerci un po’ tra di noi, lontano dal chiasso del mondo”. Sul torneo “sono state due settimane molto impegnative però bellissime. Ho imparato a gestirmi meglio, ho più fiducia in me stesso e nel modo in cui posso comandare una partita”. E sul gesto di consolare Zverev dopo la finale: “Merita di vincere un grande torneo. Consolarlo mi è sembrato un modo per aiutarlo: a volte anche i piccoli gesti sono importanti”.
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