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Adriano Panatta, la pazzesca profezia su Jannik Sinner: "Cosa potrebbe accadere quest'anno"

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Una vittoria da sogno, senza concedere una palla break ad Alexander Zverev. Un Jannik Sinner splendido quello visto agli ultimi Australian Open, dove si è preso il terzo Slam sul cemento (il secondo di fila a Melbourne) consolidando il posto di numero uno al mondo. Adriano Panatta, nel suo editoria sul Corriere della Sera, lo ha esaltato: “Un successo che ha un pregio più delle altre — le sue parole —. Vale come consiglio, detta i compiti per le prossime settimane. È straordinario questo nostro ragazzo. Prima li batte, gli avversari, tutti. Poi li consola. Infine indica la via da percorrere. Il segreto, per chi voglia coglierlo, sta proprio nell’esempio che Sinner veicola attraverso i suoi match e le vittorie”. 

Secondo Panatta, oggi Sinner “può battere chiunque, e sembra in grado anche di vincere tutti i tornei cui deciderà di partecipare — ha aggiunto alludendo al mitologico Grande Slam —. Ha solo due avversari, Alcaraz, se lo incontra in uno dei suoi momenti migliori, e Djokovic ma solo sulla distanza corta, due su tre. Gli altri o cambiano o rischiano di fare da soprammobili. E se Sinner, sfruttando il baratro che si è formato tra lui e gli inseguitori, azzeccherà un gran torneo al Roland Garros, potrebbe diventare davvero l’anno di un’impresa grandiosa”. Tra i miglioramenti tecnici che ha visto Panatta in Sinner a Melbourne ci sono “la palla corta”, la voglia di “spingersi verso la rete”, eseguire “volée che un tempo l’avrebbero ricacciato indietro, e che oggi affronta con buona sicurezza e ottimo piazzamento, senza mai cercare inutili ricami”.

 

 

 

La conclusione per Panatta è chiara: “Se tutti pensano di poter affrontare Sinner con un tennis simile al suo, bene, stanno perdendo tempo — ha concluso l’ex campione al Roland Garros 1976 —. Devono fare un passo indietro, magari anche due, e tornare a scuola, imparare a fare altre cose, nuove cose, e mandare a memoria strategie diverse. Ne ha bisogno perfino Alcaraz, che se è vero che è in possesso della necessaria varietà dei colpi, non ha ancora messo a punto la continuità che serve per misurarsi con un numero uno come il nostro”.

 

 

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