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Angelo Pagotto, l'ex Milan: "Non so dove ho speso quei soldi, mi sputerei in faccia"

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Oggi Angelo Pagotto ha 51 anni. E ha trovato un nuovo equilibrio, ricostruendosi una vita dopo che la sua carriera calcistica era stata irrimediabilmente compromessa da due squalifiche per positività alla cocaina, la prima di due anni nel 2000 e la seconda, definitiva, di otto anni nel 2007. 

Oggi Pagotto si dedica con passione al ruolo di allenatore dei portieri per le giovanili del Prato. Ma per arrivare a questo punto, ha dovuto affrontare un percorso tortuoso: "I fratelli della mia ex moglie gestivano una pizzeria in Germania, emigrai lì iniziando a lavorare come pizzaiolo e cuoco. Mi è sempre piaciuto cucinare, anche se un conto è farlo a casa per cinque persone, un altro in un ristorante. Sono stato due anni, poi mia figlia Gaia doveva iniziare la prima elementare. Il tedesco è un casino, era in difficoltà. Decisi di tornare in Italia, dove grazie all'aiuto di mia sorella trovai lavoro in un'azienda di abbigliamento, occupandomi delle spedizioni", ricorda FanPage.

Il portiere era considerato una delle più grandi promesse del calcio italiano: si pensi che nel 1996 vinse da titolare l’Europeo Under 21 con la Nazionale, relegando in panchina niente meno che Gianluigi Buffon. "C'è stato un periodo in cui io e lui eravamo i portieri più forti d'Italia", ricorda. 

Pagotto ovviamente non nasconde i suoi rimpianti: "Ho guadagnato 350 milioni di lire, ancora oggi non so dove li ho spesi – racconta al Corriere della Sera –. Cene con gli amici, regali... con quei soldi a quest'ora avrei sei case. Andavo in Via Montenapoleone e iniziavo a spendere. Versace, Armani... la banca mi aveva rilasciato anche la carta oro con cui non avevo limiti. Sperperavo 40 milioni al mese, oggi mi sputerei in faccia", picchia durissimo rivolgendosi contro se stesso.

L’uso di cocaina, l'origine del declino della sua carriera, viene spiegato da Pagotto con una sincerità disarmante: "La cocaina? Per me era evasione, soprattutto quando non avevo obiettivi. In quel momento ero al Crotone, giocavo poco, la mia carriera era finita. Ho conosciuto tante brutte persone a cui non ho saputo dire di no. La droga mi distaccava dalla realtà. Credevo che risolvesse i problemi, ma non era così. Ne sono stato dipendente per tre anni e ho sofferto di depressione. Per sei mesi non mi sono alzato dal divano, prendo ancora gli psicofarmaci. Ho provato a smettere diverse volte, non ci sono mai riuscito", ricorda Pagotto, aggiungendo che la droga determinò anche problemi personali, oltre che quelli professionali. Oggi, però, con la maturità di un 50enne, Pagotto ha ritrovato una certa serenità: "Mi sono sposato una terza volta con Carolina, da cinque anni viviamo nella sua casa di Castagno D'Andrea, sulle montagne fiorentine. Della città non mi manca niente, né il traffico né l'andare sempre di corsa. Vado in palestra, medito, raccolgo funghi e castagne. Qui il mio tempo lo gestisco io", conclude Angelo Pagotto.

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