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Jannik Sinner e quel boato in Australia: che umiliazione per Nick Kyrgios

Leonardo Iannacci
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L’estate australiana è una pallina gialla che corre a 200 all’ora sul cemento della Rod Laver Arena di Melbourne e fa il giro del mondo. La ragione è semplice: in questi giorni che movimentano l’Opening Week, ovvero la settimana che precede lo Slam di Melbourne al via domenica prossima, si allena e gioca Jannik Sinner, l’idolo di cinque continenti. Di tutti. L’altra notte il numero 1 del mondo ha scaldato la Head Speed MP contro il canguro Alexei Popyrin (6-4, 7-6) in un’esibizione benefica che ha già evidenziato il suo ottimo ritmo. Venerdì (ore 9 italiane, diretta su Discovery) il bis contro Stefanos Tsitsipas. Quello che ha stupito è l’accoglienza da parte del pubblico australiano. Come Roger Federer, il nostro Jannik è amatissimo ovunque al pari di una rockstar, fa simpatia, piace. La Rod Laver Arena l’ha accolto con un boato, ieri. «È sempre importante giocare davanti a un pubblico così per avere le sensazioni giuste. Il 2024 è stato straordinario ma è alle spalle», ha detto prima di filare sotto la doccia e, poi, in hotel per informarsi delle condizioni di Anna (Kalinskaya ndr), la sua compagna colpita da malore mentre giocava ad Adelaide.

FORMAZIONE
L’Australia, in questi giorni, è davvero ai piedi di Sinner e, più in generale, di tutto il tennis italiano. La riprova la si è avuta quando il canale ufficiale degli Australian Open ha pubblicato su YouTube un sorprendente docufilm: Forza Jannik: Sinner e la crescita del tennis italiano ne è il titolo. Del fenomeno di Sesto Pusteria viene descritto il suo romanzo di formazione, dai primi anni con coach Riccardo Piatti all’affermazione con il nuovo staff formato dal duo Vagnozzi-Cahill, sino alla conquista del mondo. Quello che nel docufilm è decisamente interessante è l’affresco sincero che gli australiani, solitamente egocentrici quando si parla di tennis vista la loro storia (Slam e Davis vinti in serie da campioni immensi come Laver), hanno fatto dei nostri tennisti. Fra i primi 105 del mondo ci sono oggi 11 italiani: Sinner, Musetti, Cobolli, Berrettini, Arnaldi, Darderi, Sonego, Fognini, Nardi, Bellucci e Passaro. E il film ne diversifica caratteristiche tecniche, personalità e stili, a differenza di tennisti di nazioni che giocano allo stesso modo, quasi fossero fatti con lo stampino.

 

 

Nel docufilm Sinner emerge potente e matematico nel suo dominio, Musetti è rinascimentale per il servizio vintage a una mano, Berrettini esprime dinamite nel servizio e nel diritto, Cobolli una sfrontata esuberanza, Arnaldi la flessibilità atletica che gli dona mobilità, Darderi un tennis sudamericano visto che è cresciuto in Argentina, Fognini un braccio d’oro, Sonego varietà in ogni colpo, Nardi pulizia nel colpire la palla e i due baby Bellucci e Passaro un innegabile entusiasmo. Per non parlare dell’universo femminile che ha visto la Paolini, la Errani e le loro “sorelline” chiudere un 2024 altrettanto entusiasmante. «In Spagna o negli Stati Uniti, vediamo spesso giocatori dallo stile simile. In Italia non succede, non seguiamo necessariamente un'unica strada e questo ci porta a vincere anche su varie superfici» racconta nel film anche su YouTube Paolo Lorenzi, ora direttore degli Internazionali d’Italia. L’aveva già detto Madonna, anni fa: Italians do it better. Oggi, nel tennis.

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