Sinner-Berrettini, capitan Volandri svela la differenza: "Poche indicazioni, ma super-precise"
Capitano della Coppa Davis, vinta per due volte consecutive, Filippo Volandri sta raccogliendo adesso gli allori di una lunga carriera, cominciata sul campo e proseguita ora a far da guida al numero uno del mondo, Jannik Sinner. E si è raccontato in un’intervista a Francesco Giorgianni per Chi Magazine, dove ha spiegato il modo in cui entrambi lavorano per raggiungere grandi traguardi in azzurro.
Volandri spiega: “Dare una struttura non è stato troppo complicato, perché questa organizzazione l’abbiamo creata noi, ce la siamo costruita. Poi avere a che fare con il numero uno del mondo è tutta un’altra storia. Io adotto una comunicazione diversa a seconda di ciascun giocatore della squadra. Jannik ha bisogno di poche indicazioni, ma super precise; Matteo necessita di una comunicazione un po’ più ampia, Musetti ha bisogno invece di tante, tante parole. Avere iniziato con loro questo lavoro anni fa mi ha facilitato il compito. Dato che li ho visti giocare dall’età di 17 anni, per me non è così strano ritrovarmi in panchina seduto accanto a dei campioni come il numero 1 del mondo, il numero 17, il 35 e così via. Rispetto a una volta, nel settore tecnico è cambiato il fatto che oggi includiamo gli allenatori dei giocatori".
"In Davis sono il primo che oltre ai ragazzi, invita anche i loro coach, ed è importante che ci siano. Simone Vagnozzi (l’allenatore di Jannik Sinner, ndr.) a Malaga non è potuto essere presente, ma mi ha detto: ‘Filippo, Jannik viene da solo, ma sono tranquillo perché ci sei tu’. Questo è solo un esempio per spiegare che, con gli allenatori, c’è un rapporto di fiducia e ci teniamo in contatto. Io stesso assisto alle partite dei giocatori durante gli appuntamenti più importanti della stagione come: Miami, Montecarlo, Us Open, le Olimpiadi e prendo appunti”.
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Volandri, poi, racconta anche le scelte tattiche, come quella di escludere in finale Bolelli e Vavassori nel doppio per far giocare Sinner e Berrettini: “Da una un lato, scelte così sono decisioni che costano, soprattutto a me. Dall’altro, so che i miei giocatori le accettano. Stesso discorso per Musetti, l’unica pecca è stata la prestazione di Lorenzo. E pensare che, in allenamento, aveva giocato in modo strepitoso. È stato un peccato per lui, per noi, per tutti. Ma tutto serve per migliorare ancora. Questa seconda Coppa Davis – racconta Filippo Volandri - è stata un’emozione fortissima. Anche per la mia famiglia: mia moglie Francesca e miei due figli, Emma ed Edoardo, sono venuti a Malaga e insieme abbiamo vissuto un’esperienza che ricorderemo per sempre. I bambini hanno giocato con i coriandoli che sono stati lanciati sulla coppa e si sono divertiti tantissimo”.