Michael Schumacher, ricatto da 15 milioni alla famiglia: i banditi ridono nell'aula di tribunale
Michael Schumacher non compare più dal vivo da 11 anni, da quel terribile incidente sugli sci a Méribel. Negli anni in diversi hanno tentato di fotografarlo, non riuscendoci. Al contrario sarebbero arrivate pesantissime le cause dei legali della moglie, Corinna Betsch. Nessuno è riuscito a riprendere Michael, nonostante qualche foto fake girata in rete, anche se qualcuno, di tanto in tanto ci ha provato. Come i tre imputati che martedì hanno affrontato la prima udienza di un processo al tribunale di Wuppertal per ricatto e favoreggiamento ai danni della famiglia Schumacher. Provenienti da una banda finita alla sbarra dopo aver messo su un colossale archivio di 900 foto, 600 video e le cartelle cliniche sul periodo più delicato per il campione e più doloroso per la sua famiglia.
L’esperto di sicurezza, Markus Fritsche, è accusato di favoreggiamento e rischia anni di carcere. Indicato in passato, da Betsch, di digitalizzare le loro istantanee e i loro dati privati. Ma non è l’imputato principale, dato che ci sono due complici: il buttafuori Yilmaz Tozturkan e suo figlio Daniel. L’obiettivo della banda era estorcere agli Schumacher 15 milioni di euro. Era toccato all’imputato principale Tozturkan, finito alla sbarra per estorsione, chiamare varie volte l’ufficio svizzero degli Schumacher per porre le condizioni del ricatto. Quindici milioni in tre rate, in cambio dei dischi rigidi e delle pennette usb con la valanga informazioni sensibili sulla malattia del più grande talento delle piste da Formula 1. Altrimenti, aveva minacciato Tozturkan, mettiamo tutto sul darknet, lo rendiamo accessibile a chiunque.
La cosa che fa più specie è che in tribunale Fritsche e i Tozturkan si sono presentati ostentando grandi sorrisi, addirittura ridendo. Ed è sembrato quasi beffardo il contrito messaggio consegnato dal buttafuori all’avvocato degli Schumacher. “Per favore dica alla famiglia che mi dispiace davvero”. Il 53enne ha aggiunto anche: “Me ne prendo la responsabilità. Ho fatto una cazzatacazz***”. Ma sono parole che cozzano con gli eufemismi usati per descrivere la tentata estorsione: “Affari”, per esempio. E uno dei figli di Tozturkan è stato intercettato da una cronista della Welt fuori dall’aula: “Se tu offri una cosa per soldi non è mica un ricatto”.
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Al dibattimento, Tozturkan ha svelato che Fritsche aveva raccontato di aver ottenuto i dischi rigidi da un’infermiera. I due, sulle prime, avevano cercato qualcuno interessato a comprare il bottino. A fronte di un’offerta da 2 milioni di euro, era emersa l’idea di ricavarne un multiplo ricattando la famiglia. Mercoledì è venuto fuori un altro particolare inquietante: uno dei dischi rigidi è sparito nel nulla. Tozturkan lo aveva affidato alla madre della sua compagna, ma quando la polizia ha cercato di recuperarlo, la donna non lo aveva più.