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Wada stanata sui cinesi: lasciate in pace Sinner, qui cambia tutto

Gabriele Galluccio
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Con quale coraggio la Wada va a fare le pulci a Jannik Sinner dopo aver nascosto al mondo il doping di 23 nuotatori cinesi? L’agenzia mondiale antidoping ha perso credibilità da tanto tempo, da quando era stata travolta dallo scandalo russo, con lo Stato che sponsorizzava indisturbato un programma di doping. Il pasticcio cinese è la mazzata definitiva, quella che ha spinto gli Stati Uniti a bloccare i finanziamenti alla Wada e ad aprire un’indagine su come sia stato permesso ai nuotatori cinesi di farla franca. Nuovi dettagli sono stati portati alla luce ieri dal New York Times. A metà 2020 la Wada era stata messa al corrente da un’unità investigativa interna all’agenzia che la Cina stava portando avanti un programma di doping. «Tra i modi in cui gli atleti cinesi imbrogliavano - si legge sul Nyt - c’era l’assunzione di quantità non rilevabili di un farmaco per il cuore poco noto, la trimetazidina, che può aiutare ad aumentare resistenza, durata e recupero». Si tratta della stessa sostanza per la quale Iga Swiatek è stata sospesa per un mese. Nel caso della tennista polacca è però stata dimostrata la contaminazione.

REPORT IGNORATO
Sette mesi dopo quel report ignorato dalla Wada, in un controllo antidoping era emersa la positività di 23 nuotatori cinesi di alto profilo, tra i quali Zhang Yufei (guarda caso vincitore di sei medaglie a Parigi 2024). «Quando la Wada è venuta a conoscenza dei test positivi ha svelato ilNyt- i massimi dirigenti non hanno preso provvedimenti. Anzi, hanno messo da parte l’unità investigativa, scegliendo di non dire ai suoi investigatori e analisti che i nuotatori erano risultati positivi, assicurandosi che la questione non sarebbe stata ulteriormente esaminata».

 


I cinesi si sono difesi affermando che i nuotatori erano stati inconsapevolmente contaminati da tracce di trimetazidina attraverso una cucina che aveva servito loro del cibo, ma ovviamente non hanno potuto dimostrare come la sostanza fosse arrivata in cucina. Eppure la Wada ha assicurato che non c’era «alcuna base per contestare la spiegazione della contaminazione». In pratica l’agenzia mondiale antidoping ha coperto un grosso scandalo e ha permesso tranquillamente a quei nuotatori di partecipare alle Olimpiadi. E però la stessa Wada ha scelto di accanirsi su Sinner, che era stato assolto da un tribunale indipendente dopo aver dimostrato chiaramente la contaminazione. Tra a Jannik era stata rilevata una sostanza proibita in una quantità infinitesimale. Quindi perché presentare ricorso?

A rendere il tutto ancora più surreale è che proprio Oliver Niggli, direttore generale della Wada, la scorsa settimana ha dichiarato che forse è il caso di cambiare regole per evitare altri casi Sinner e Swiatek: «Esiste un problema di contaminazione. Dobbiamo comprendere se siamo pronti ad accettare il microdosaggio». Ma soprattutto la Wada dovrebbe fare ciò per cui è stata creata, ovvero combattere le vere battaglie al doping, non andare a cercare visibilità sulla pelle di atleti innocenti.

 

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