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Dopo Bove, la confessione scuote la Serie A: "Un giocatore importantissimo non idoneo a giocare, lo ho visitato io"

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“Nel 2019 io visitai un giocatore importantissimo, che adesso sta andando per la maggiore e gioca in questa Serie A, ma non lo ritenni idoneo a giocare a calcio”. Un giocatore che venne visitato tre volte in cliniche diverse perché l'allora ds Tare lo voleva a ogni costo, ma il "no" rimase fermo".

Si tratta della confessione choc rilasciata da Ivo Pulcini, attuale responsabile medico della Lazio, nell’intervista a Il Messaggero. Su un tema caldissimo, ancor di più dopo il malore di Edoardo Bove durante Fiorentina-Inter, che ha costretto al rinvio del match il prossimo febbraio (mese più probabile). 

 

 

 

Parlando del caso Bove, Pulcini ha escluso "una crisi epilettica improvvisa, se non l'aveva mai avuta in passato — le sue parole — Quella problematica, con una specialista e una precisa procedura, potrebbe tranquillamente essere tenuta sotto controllo. Se dovessero essere riscontrate aritmie, andrebbe valutato con diverse prove da sforzo, ciclo ergometro, elettrocardiogramma e tac coronarica, la risonanza magnetica-cardiaca”. E se l’esito fosse negativo, l’ex Roma “rischierebbe di non poter più giocare in Serie A, ma solo in alcuni campionati esteri — ha aggiunto il dottore — Mi sembra strano però non siano state riscontrate precedentemente dagli esami di idoneità con la Roma. Dipende però sempre dalle valutazioni soggettive dei medici e dalla propria esperienza sul campo".

 

 

 

Bove, domenica sera, è stato salvato grazie anche all’intervento di Danilo Cataldi, che gli ha salvato la vita con una manovra imparata proprio alla Lazio: “Il club gli ha insegnato quel primo soccorso, che è patrimonio culturale di tutti i giocatori del club — ha concluso Pulcini —. Danilo ha un certificato internazionale dell'Acls American heart association per soccorrere le persone in qualunque situazione di emergenza. La Lazio è stata la prima società in Italia a fare questi corsi di rianimazione cardio-polmonare con l'uso del defibrillatore. Abbiamo iniziato nel 2018 e li ripetiamo ogni due anni per ricordare le tecniche e istruire ogni nuovo arrivato. La nostra associazione ‘Un cuore per tutti’ ha poi regalato i defibrillatori ai giocatori e in particolare quello che la squadra ha sul pullman quando va in trasferta. Inoltre abbiamo fatto comprare a Lotito un dispositivo cardiologico che si chiama sistema Sds, sudden death screening, e prevede, con dieci anni d'anticipo, la morte improvvisa in campo. È fondamentale che tutte le squadre si adoperino per averlo”.

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