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Jack Draper certifica il trionfo italiano: "Cosa mi ha insegnato Jannik Sinner"

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Jack Draper è stato considerato come uno dei più promettenti da giovane, perdendo la finale di categoria a Wimbledon nel 2018 contro Tseng Chun-hsin, cinese di Taipei, oggi 119 Atp. Tra i difetti del britannico quello di deconcentrarsi facilmente, di arrabbiarsi spesso, di non accettare gli alti e bassi suoi e dell’avversario, oltre ad avercela con il padre che lo faceva apparire come un raccomandato ogni qual volta riceveva una wild card.

Così ha raccontato James Trotman, l’allenatore che oggi lo segue: Gli capitava di perdere totalmente le staffe e di distruggere racchette a raffica, tanto che mi è anche capitato di dover chiamare il suo sponsor per farsene mandare in fretta e furia delle altre, con la scusa che si erano rotte sotto la macchina da incordatura”, le sue parole.

 

 

 

Proprio con Draper, in passato, “abbiamo avuto discussioni accese, più e più volte — ha aggiunto Trotman — È normale per quell’età che aveva. Aveva un insopprimibile sentimento di grandezza che gli rimbombava dentro, e doveva trovare il modo di tirarlo fuori e di esprimersi”. A New York, durante i passati US Open, è caduto in semifinale contro Jannik Sinner, che ha così potuto prendersi il secondo Slam di stagione dopo gli Australian Open, ma ha potuto rifarsi sull’erba nell’Atp di Stoccarda, vincendo la finale contro Matteo Berrettini, e poi di nuovo a ottobre conquistando a Vienna, stavolta alle spese di Darderi e Musetti, un altro titolo.

Al Guardian lo stesso Draper ha confessato alcuni difetti che: “Quand’ero più giovane non avevo la mentalità del lavoro — le sue parole — Passando pro, non sapevo veramente che cosa aspettarmi, ma il cambiamento è brutale perché capisci che se davvero vuoi essere all’altezza devi maturare ed essere autonomo già a 20 anni. Io non ero pronto a metterci tutto il lavoro che serviva, non volevo essere professionale, non volevo fare tutte le cose che occorrono. Fondamentalmente non volevo sacrificarmi”.

 

 

 

Il campanello d’allarme del 2021, con la la rottura dei legamenti della caviglia, che gli aveva pregiudicato una stagione, nonché la tendinite alla spalla gli ha rovinato il 2022, negandogli i tornei sull’erba e costringendolo a un bel passo indietro, al circuito Challenger, per ritrovare partite, sicurezza e punti in classifica: “È stato allora che ho capito che avevo davvero bisogno di cambiare - ha spiegato Draper - Sono molto, molto orgoglioso del modo in cui mi sono preso la responsabilità di essere davvero diverso e ho ricevuto molte ricompense da quelle decisioni. Molte cose buone sono venute semplicemente cercando di assumermi davvero la responsabilità di essere migliore e crescere, essere una persona migliore, essere più indipendente e semplicemente più uomo”. 

Anche la cucina non è mai stata per lui fenomenale, da classico inglese quale è, tanto da aver chiesto in passato aiuto all’amico Sinner: “Non sapevo cucinare niente — ha concluso Draper al Guardian — Lui è italiano, quindi ho pensato che sapesse fare la pasta. Avrei dovuto semplicemente chiederlo a mia madre, ma non l’ho fatto. Mi ha cucinato una buona pasta e mi ha insegnato a farla”. Dopo di che, ha comprato una casa tutta sua, tornando a vivere con il suo caro amico ed ex coinquilino Paul Jubb, un altro giocatore britannico.

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