Edoardo Bove, "il potassio nel sangue": l'ipotesi sull'arresto cardiaco. Le sue condizioni
Il grande spavento, poi la lenta ripresa e il lieto fine. Edoardo Bove ha rischiato la vita in Fiorentina-Inter, poi ha ripreso conoscenza in ambulanza nel suo viaggio verso il Careggi, dove il cuore ha ripreso a battere grazie all’uso del defibrillatore. Ricoverato in terapia intensiva e inizialmente sedato farmacologicamente, è poi stato estubato: oggi, lunedì 2 dicembre, è sveglio e lucido e risponde alle domande. In serata è atteso un nuovo bollettino. Secondo la ricostruzione di alcuni media, come La Repubblica e il Corriere Fiorentino, l’arresto cardiaco avuto in campo è dovuto a una torsione di punta: un tipo di aritmia in cui il cuore batte in modo rapido e irregolare. Uno dei motivi sarebbe il livello basso di potassio nel sangue.
Il referto, però, ha indicato anche una botta al petto, ancora da capire se subita in partita, in un contrasto con Dumfries nell’area viola, o durante la rianimazione, che però non è detto sia legata all'arresto cardiaco. I messaggi per il calciatore sono arrivati a non finire, come quello del presidente della Fifa, Gianni Infantino: "Forza Edo, la grande famiglia del calcio mondiale è tutta al tuo fianco”. In tanti dopo il match interrotto, che verrà recuperato probabilmente a febbraio, sono corsi in ospedale per assisterlo, come l’allenatore di Bove, Raffaele Palladino.
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Tra i messaggi toccanti arrivati c’è anche quello di un ex Viola, Francesco Toldo: “Siamo tutti vicini a Bove e alla famiglia, speriamo che il peggio sia passato. Ci ha fatto prendere uno spavento a tutti — ha detto il portiere ospite di Rai Radio 1 nel programma Radio Anch'io Sport — Ti passano davanti momenti di impotenza, perché la parte sanitaria e medica non fa parte di te. E quindi cominci a urlare al dottore o all'ambulanza che facciano presto, perché non sai cosa fare”.
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Poi un aneddoto: “(Un episodio simile, ndr) Mi è capitato anche in allenamento: un mio compagno di squadra all'Inter, Nelson Rivas, colpì la palla di testa in allenamento, cadde e svenne — ha aggiunto Toldo —. Cominciammo ad urlare al professor Franco Bombi: intervenne subito con la manovra della disostruzione della lingua, come è successo ieri con Bove. Però non siamo preparati. Chi a proprio figlio chiede una preparazione anche nel primo soccorso? Nessuno, perché a nessun ragazzo viene in mente di star male". E ancora: "Mi spingo oltre: noto con particolare dispiacere molte simulazioni che vanno in contrasto con il fallo vero e con quello che è accaduto in partita — ha concluso Toldo — È come dire al lupo al lupo e alla fine non ti credono più. Bisognerebbe imparare dalle tragedie, mettere delle prevenzioni, fare un passo indietro, essere un pochino più seri e cadere quando si deve".