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Premier League, ecco le quote etniche: cosa sono, l'ultima follia del politicamente corretto

Alessandro Dell'Orto
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Il calcio inglese, che è il più antico del mondo, ora si è messo in testa di diventare anche il più moderno, ma rischia di fare un clamoroso passo indietro. Sì, perché la FA (Football Association, la federazione), per apparire sempre più politicamente corretta, combattere il razzismo e le diversità, aprirsi alle minoranze e all’uguaglianza e bla bla bla, ha preparato un documento intitolato “A Game Free From Discrimination” (un gioco libero da discriminazioni) che contiene una lista di obiettivi da raggiungere entro il 2028, nobili nell’intento ma decisamente poco convincenti nei fatti. Il più importante, quello cui tengono di più? Che entro quella data il 30% dello staff tecnico delle Nazionali maschili dall’Under 17 alla prima squadra sia composto da neri, asiatici o persone di altre etnie.

Una decisione clamorosa- e, oggettivamente, stravagante- che sa tanto di risposta alle polemiche scatenate dalla “Black Footballers Partnership” (un’associazione di giocatori, ex giocatori e allenatori «uniti nella missione di accrescere e migliorare le opportunità del calcio per i giocatori di colore, i tifosi, i club e le generazioni future», come spiegano sul sito), che tempo fa aveva invitato la FA a «lavorare molto di più» per creare un gruppo eterogeneo di candidati per la posizione di commissario tecnico dell’Inghilterra (dall’1 gennaio sarà il tedesco Thomas Tuchel).

 

 

Assurdo. Come se, più che essere ct vincenti, bravi preparatori dei portieri o fisioterapisti miracolosi, conti essere orientali, africani o americani per bilanciare lo staff e renderlo politicamente corretto, e chissenefrega se poi le squadre perdono, i giocatori si infortunato, i portieri prendono gol da paperissima. Come in tutte le cose, l’assurdità di questa proposta è far stabilire da una legge, a tavolino, i requisiti (che nulla hanno a che fare col calcio) di chi assumere.

Che poi, fin da sempre, proprio il football - al di là degli stupidi e vergognosi episodi di intolleranza, sfottò e razzismo nei confronti degli avversari - è un mondo in cui viene premiata la meritocrazia. Il tuo allenatore è orientale? Bene, se dimostra di essere più bravo di quello locale sarà sempre applaudito. L’attaccante è di colore? Se fa gol diventerà l’idolo della curva. E invece, proprio mettendo dei paletti, si rischierà di ottenere l’effetto contrario: se un membro dello staff verrà assunto per le sue origini e non per le qualità, quando farà perdere la squadra verrà attaccato soprattutto per il colore della pelle.

Certo, il calcio inglese rispetto al nostro vive con più attenzione l’integrazione e ne studia le statistiche: la BFB (Black Footballers Partnership) ha fornito alla stampa britannica dati secondo i quali nel 2023 il 43% dei calciatori di Premier League era di colore, mentre la percentuale degli allenatori di colore era molto più bassa, attestandosi al 19%. L’ad della FA, Mark Bullingham, ha confermato che una delle principali ambizioni della Federcalcio è combattere la discriminazione (uno degli obiettivi è che entro il 2028 il 14% dei dipendenti della FA sia LGBTQ+): «Abbiamo visto come il potere del calcio possa unire le comunità e celebrare la diversità, e vogliamo continuare a usare la nostra influenza per un cambiamento positivo».

Grande attenzione al calcio maschile, ma anche a quello delle ragazze: la FA, infatti, ha spiegato che vorrà incrementare la diversità etnica pure all’interno dello staff tecnico della nazionale femminile, passando dall’attuale 4% al 15%, mentre un altro obiettivo da raggiungere entro il 2028 è riservare il 60% dello staff tecnico alle donne, limitando la presenza maschile. Bah.

Il documento in questione (nell’introduzione si legge che «Il calcio è lo sport preferito della nazione, con oltre 30 milioni di spettatori, oltre 100.000 squadre di base e circa 15,7 milioni di partecipanti») stabilisce anche l’intento di «ridurre la discriminazione dei tifosi nei confronti dei giocatori inglesi» lavorando con la “Football Supporters Association” «per garantire che il calcio sia divertente per tutti».

Il riferimento è alle ultime due edizioni degli Europei, quelli del 2020 in cui, dopo la sconfitta in finale contro l’Italia, Saka, Sancho e Rashford furono presidi mira con insulti razzisti per aver sbagliato i rigori, e quelli del 2024 in cui, al termine del match persa contro la Spagna, sempre Saka e Bellingham hanno ricevuto insulti in rete per le pessime prestazioni. Giusto, ma pensate cosa sarebbe successo se fossero stati schierati solo per il colore della pelle e non perché tra i migliori calciatori del mondo...

 

 

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