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Jannik Sinner, Camporese: "Tra lui e Alcaraz il terzo incomodo sarà Fonseca"

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Leonardo Iannacci
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È una questione di palle. Da tennis. Da qualche giorno monta alle Nitto Finals una polemica su quelle utilizzate. Sono diverse, nuove e alcuni giocatori le stanno usando come alibi contro Sinner. Medvedev lo dice apertamente («Cambiano in volo, sgonfiandosi e favoriscono Jannik»), Zverev brontola («viaggiano diversamente») e Fritz si sente danneggiato («Non riesco a colpire come solito»). Omar Camporese, uno ha giocato e vinto in anni gloriosi, dice la sua.
 

Possibile che una pallina cambi così le carte in tavola?
«In linea di massima no, di certo non favoriscono Sinner che vince con qualsiasi pallina».

Solo alibi per giustificare i ko?
«Qualche grammo in meno nelle palline o una racchetta leggera possono incidere all’inizio. Ma ci si adatta facilmente, non sono cambiamenti penalizzanti».

Cambiano però spesso le marche di palline fra un torneo e l’altro: sbagliato?
«Era così anche ai miei tempi e nessuno diceva nulla. Se però si vuole uniformare il tipo di pallina ovunque per evitare bisticci, ok».

Sinner, a scanso di equivoci, tira dritto.
«Essendo il più forte, fa benissimo».

Cosa ricorda del Jannik ragazzino?
«La forza nello sfasciare le palline col rovescio e qualche ingenuità. Ora è un altro giocatore».

Tre fattori che dipingono il campione Sinner?
«Il rovescio, appunto, solido e potente. La voglia di migliorare. E poi i punti decisivi: non gliene ho visto sbagliare nessuno in questo 2024».

Alcaraz non sembra quello di Wimbledon e del Roland Garros, vero?
«Sta male e si vede. Occhio però, potrebbe costituire una trappola in un’eventuale semifinale con Jannik».

E Zverev? Il lamentone?
«Un eterno perdente».

Perché non è mai sbocciato?
«Ha sbagliato generazione. Da giovane aveva davanti Federer, Nadal e Djokovic e ora si trova superato da Sinner e Alcaraz».

Nei prossimi anni, ci sarà mai un terzo uomo fra Jannik e Carlitos?
«Scommetterei sul brasiliano Fonseca. È fortissimo».

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