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Atalanta, il salto di qualità a Napoli: perché questa Dea è davvero da scudetto

Claudio Savelli
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L’Atalanta si allinea al progetto di inizio estate: competere per lo scudetto. Dopo lo 0-4 subito dall’Inter due mesi fa, serviva ai nerazzurri di Bergamo una grande prova per capire se il ritardo accumulato era dovuto solo a un mercato di reazione alle mille difficoltà, tra infortuni gravi e addii forzati. E non c’era prova più grande in questo momento di una visita in casa della capolista reduce dalla convincente prova con il Milan e soffiata dall’entusiasmo della città. Ecco, finisce 0-3 per l’Atalanta. Zero a tre. Test superato a pieni voti con lode perché il Napoli non gioca male, semplicemente risulta impotente.

Ora la distanza tra le due è di soli tre punti. Dopo la partita, quando viene chiesto se l’Atalanta è da scudetto, Gasperini ci ride su: «Non è che non ci piaccia stare tra le prime». È una specie di “ci proviamo” con piacere, se ne abbiamo le possibilità. Viene da pensare, vedendo la Dea che sale a cinque vittorie consecutive in campionato con 18 gol fatti (18!) e soltanto 2 subiti in questo spezzone, che alle altre grandi sia andata di lusso: l’estate travagliata ha posticipato l’ingresso in scena della vera Atalanta che, però, è comunque arrivato prima del solito. Occhio alla Dea anche perché Retegui non è l’unico in stato di grazia (gli basta un quarto d’ora per segnare l’undicesimo gol in 11 giornate): c’è pure Lookman che ne segna due e sfiora i picchi della fantascientifica prestazione in finale di Europa League.

 

 

Solo la solidità mentale e tattica del Napoli evita a Lookman e soci di dilagare. Già, fa impressione dirlo dopo uno 0-3 ma la capolista dimostra nella partita storta di avere spirito e organizzazione. Il passivo sarebbe stato più pesante senza queste caratteristiche, tant’è che Conte riconosce alla squadra «di aver fatto la prestazione e aver dato tutto».
L’impressione è che l’infrasettimanale abbia pesato e che in questa gestione delle energie il Napoli sia in effetti indietro, solo che per quest’anno non servirà migliorare questo particolare dato che era l’unico della stagione. «L’Atalanta è più forte e strutturata di noi, ve l’avevo detto», spiegherà Conte che ora deve preparare la sfida all’Inter senza più margine di sicurezza in classifica non solo nei confronti dell’Inter stessa, ma anche dell’Atalanta.

CARNESECCHI 6.5: inizia ad avere la sicurezza dei grandi portieri. DJIMSITI 7: attenzione e intensità davvero impressionanti. HIEN 7.5: si esalta quando ha un riferimento tipo Lukaku. Altro giocatore elevato dal gioco di Gasp. KOLASINAC 6: non è dominante come al solito ma comunque non fa errori (26’st Kossounou 6.5: ottimo ingresso, potrebbe pure segnare. Darà grandi soddisfazioni). ZAPPACOSTA 6.5: dà una grossa mano su Kvara (37’st Bellanova 6.5: subito in partita, suo l’assist a Retegui). DE ROON 6: una sola imprecisione che rischiava di costare cara.

EDERSON 7.5: sa fare tutto ed è come se l’Atalanta giocasse in dodici. Fantascientifico. RUGGERI 6.5: che gamba. Obbliga Politano a fare il terzino. PASALIC 6.5: spreca il tris ma compensa ampiamente con un lavorone sulla trequarti (38’st Brescianini sv). DE KETELAERE 7: appare nella partita con una magia, poi scompare per studiare gli spazi in cui fare la differenza (31’ st Samardzic 6.5: anche in lui è evidentissima la mano di Gasp). LOOKMAN 8: in giornate così è di un’altra categoria: ogni dribbling va a in porto e ogni tiro va a segno (31’ st Retegui 7: in stato di grazia, entra e segna).

 

 

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