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Jannik Sinner, l'aneddoto che spiega davvero tutto: "Oggi quel signore ha 85 anni..."

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Leonardo Iannacci
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Quindici mesi fa Jannik Sinner non aveva ancora vinto uno Slam né la Davis e neppure un torneo 1000 Atp ma già ci si chiedeva, nel circuito, quali fossero i colpi che potesse e dovesse migliorare. Ora che è non “un” ma “il” numero 1 dal 10 giugno scorso, ossia l’uomo Vitruviano, o meglio l’uomo Sinneriano del tennis e ha un vantaggio di punti nel ranking che sembra Pogacar in una salita del Tour, è bello analizzare tutti gli aspetti tecnici e umani del nostro magnifico rosso di Sesto Pusteria.

A soli 23 anni Jannik sta fissando nuovi paletti nella numerologia del tennis. Ha messo in bacheca, nel 2024, 7 tornei (2 Slam, 3 Atp 1000 e 2 Atp 500), il Six Kings Slam e vinto 68 partite su 74 con la straordinaria percentuale dell’87.5%. Tecnicamente il rovescio è il suo colpo più letale sin da juniores, quello con il punteggio più spaziale (8.4 la qualità secondo le statistiche di Atp e Tennis Insight) e la velocità media più alta (117 orari contro i 109 dei rovesci di Alcaraz e Djokovic). Il dritto è un’altra fucilata spesso decisiva, soprattutto nella diagonale da destra a sinistra (8.8 la qualità conteggiata): viaggia a 123 orari, quello dei rivali a 115 e la pallina, colpita non in top-spin ma piatta, oltrepassa di soli 2 centimetri la rete.

Quasi da numero 1 il servizio, velocizzato, con un movimento della spalla che ha una rotazione diversa e una diversa posizione del piede sinistro rispetto a prima. La battuta è diventata un gancio in mezzo al cielo nei momenti di difficoltà: ha percentuali ottime con la prima (70% di media) ed elevatissime con la seconda (85%) che preferisce portare da destra in uscita.

 

MENTALITÀ
La mentalità super la si nota soprattutto nei momenti decisivi: nei tie-break (24 vinti su 27 quest’anno), nelle palle-break salvate (il 74%) e quando deve rimontare da uno 0-30 o 0-40 sul proprio servizio.

Jannik è di ghiaccio, non sente mai l’ansia e il dato di quando è sotto pressione è pazzesco: 260.9! Roba da chirurgo in sala operatoria. Nell’intervista realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Sky, lui ha ammesso: «Le partite le vinco con la testa». Un colpo “quasi” da numero 1 è anche il drop shot. Lo usa più di prima ma non fine a stesso: smorza con il polso per interrompere uno scambio ma, soprattutto, per chiamare a rete l’avversario che, poi, fora con millimetrici passanti. A 18 anni andava a rete solo per dare la mano all’avversario ma ora, grazie ai consigli di Cahill, ha capito che la velocità di gambe di cui dispone lo fa trovare pronto a rete per chiudere una voleè.

Grazie anche al fisico: «Sono migliorato nella muscolatura, arrivo prima sulla palla e penso che potrò giocare fino a 37-38 anni», dice. È il numero 1 del 2024, però, anche nel conto in banca essendo il tennista che ha incassato di più nel corso dei primi 10 mesi: 16.5 milioni di euro di solo prize-money ai quali vanno aggiunti i 6 per la vittoria nell’esibizione Six Kings Slam e altri 15 fra sponsor e introiti delle società immobiliari e finanziarie che governa.

Nello staff ha due grandi allenatori: Simone Vagnozzi (il tattico) e Darren Cahill (il tecnico). Dopo il ciclone Clostebol ha assunto due nuovi preparatori/fisioterapisti: Marco Panichi e Ulises Badio, entrambi ex di Djokovic. Il suo manager è Alex Vittur masi fa rappresentare come management e marketing da un’agenzia, la StarWings, top nel tennis. Epperó lui è sempre Jannik Sinner, la faccia pulita da Sesto Pusteria: «Lì vado 3-4 volte l’anno per vedere i miei genitori e i miei nonni. Il successo non mi ha cambiato come persona. Vi racconto un aneddoto: da bambino con i miei amici andavamo a suonare il campanello di un signore che oggi ha 85 anni, e correvamo via. L’ho rivisto e mi ha detto sorridendo: “Ricordo, Jannik caro, quando venivi a suonare, eh?”. Sono queste le cose belle che mi danno forza». Presto tornerà in campo per il 1000 di Parigi-Bercy, intanto a Vienna Musetti è già approdato ai quarti. Prossimi obiettivi del numero 1: le Finals di Torino e la Coppa Davis: «Se capitan Volandri mi convoca...», aggiunge. Già, chissà.

 

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