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Luna Rossa, lo skipper Sirena: "La sconfitta peggiore, non ci dormo. Devo capire"

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"Sono devastato, ancora oggi. È la sconfitta peggiore della mia carriera. Non ci dormo: devo capire. Ma, magari, non mi passerà mai più...": Max Sirena, skipper di Luna Rossa, non si dà pace dopo la mancata vittoria contro Ineos nella finale della Vuitton Cup. Rispetto agli anni precedenti, comunque, Sirena ha riconosciuto che ci sono stati "passi avanti culturali": "Abbiamo fatto tante cose buone, non va dimenticato - ha detto al Corriere della Sera -. All’inizio della Vuitton, quando li abbiamo battuti, il punto di riferimento eravamo noi". Poi qualcosa è cambiato: "Forse nell’ultima fase ci saremmo dovuti concentrare di più sulla preparazione pura della regata".

Sirena, però, non sa ancora bene cosa sia successo: "Nella finale di Vuitton Cup, è andato male tutto ciò che poteva andare male. Voglio capire. Devo capire. Ancora non ho una risposta. Nello sport, a volte, succede". Purtroppo gli imprevisti non sono mancati: "In quegli otto giorni, è successo di tutto. Abbiamo rotto la randa e le stecche: errore umano del team. Abbiamo sbagliato la scelta della vela di prua: errore umano del team. Non voglio puntare il dito contro nessuno, si vince e perde tutti insieme. La responsabilità, in primis, è mia. Abbiamo perso la Vuitton perché in quella settimana specifica non abbiamo lavorato al nostro meglio. Eppure eravamo carichissimi, non ci siamo mai distratti", ha spiegato lo skipper. 

 

 

 

Qualcosa prima della prossima gara cambierà, ha poi aggiunto Sirena: "Cambieranno delle cose. Gli Ac75 volanti richiederanno persone sempre più abituate a interfacciarsi con la tecnologia: quindi i giovani. Tra under 25 e ragazze, il nostro bacino è di elevatissima caratura: a Barcellona abbiamo dominato due Coppe". Sul suo futuro, invece, ha detto: "Voglio dedicare tempo a me stesso per capire cosa e dove ho sbagliato. C’è una domanda che mi faccio in continuazione: sono ancora la persona giusta per questo lavoro? Perdere lo metto in conto, figuriamoci. Ma c’è una delusione cocente con la quale non riesco a venire a patti".

 

 

 

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