Jannik Sinner, "perché non voglio tornare a casa": la rivelazione dolorosa e inattesa
Tempo di confessioni, per Jannik Sinner, che si avvia alle battute finali di un 2024 leggendario: due titoli Slam e il primo posto nel ranking assicurato al 31 dicembre. Insomma, l'anno della consacrazione, assoluta, per il ragazzo di San Candido. Un 2024 che ha segnato la definitiva svolta, almeno a livello sportivo. Ma a livello personale, tutto questo successo, cosa ha cambiato? Questo è uno dei temi affrontati in Jannik oltre il tennis, Sinner si racconta, una produzione originale Sky di cui è stata rilasciata un'anteprima.
Il campione si racconta, spiega come sia difficile bilanciare la sua professionalità, la dedizione allo sport e la vita privata. Tra le scelte che periodicamente è chiamato a prendere una riguarda il ritorno a casa, nel suo Trentino: quando tornare? Farlo più spesso oppure dedicarsi solo e soltanto al tennis?
"Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha mai cambiato e non ha cambiato come tratto le persone davanti a me, quelle che incontro - premette Jannik Sinner nel racconto di se stesso -. Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro. Quindi dipende da me. Se io domani voglio andare a casa, posso anche andarci, ma non voglio perché la mia carriera è iniziata quando a 13 anni e mezzo sono andato via di casa. Ora ho 23 anni e sono arrivato al punto che ho sempre sognato, di diventare il numero uno", sottolinea il ragazzo di San Candido. Insomma, combattuto sul ritorno a casa, tanto da non volerlo fare, proprio in nome della carriera.
Già, perché davanti a sé ha ancora tantissima strada e tantissimo tennis. Non è questo il momento di accontentarsi, non è il momento per non provare a dare tutto. "È proprio ora che uno deve continuare a lavorare e migliorare perché ci sono tutti i giocatori che ti vogliono inseguire - riprende -. Giocherò altri 15 anni, speriamo che il fisico tenga. Si pensa che 15 anni siano lunghi, ma non è così perché per esempio sono arrivato qui nello stesso hotel e nella stessa camera e ho detto tra me e me ‘quest’anno è passato veramente veloce'. Stiamo cercando di fare tutte le scelte per continuare a giocare il più a lungo possibile ma non possiamo nemmeno buttare via il tempo perché è un bel bilanciamento di miglioramento, lavorare, voglia di vincere, avere intorno le persone che vuoi e ti possono aiutare". Già, Jannik Sinner è un uomo in missione. Lo sapevamo, da tempo. Ma queste parole altro non sono che una ulteriore, e roboante, conferma.
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E ancora, sulle opportunità di tornare nella sua Sesto Pusteria, aggiunge: "Sono veramente pochi i giorni a casa durante l’anno. Ci vado solo 3-4 volte per vedere soprattutto i genitori e i nonni. Non sai mai come va a finire. Quando vedo le montagne, le strade che conosco, le piste, e mi sento a casa. Mi sento libero che tutte le persone mi conoscono non per quello che sono ora ma per come ero primo", ammette Sinner, che come tutti, insomma, cova una certa nostalgia per la sua casa, per il suo luogo natio.