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Napoli, Antonio Conte ha mandato un segnale: perché ora cambia tutto

Leonardo Iannacci
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Dopo l’imbarazzo dei lunghi minuti passati in balia di un Empoli frizzante, con Antonio Conte infuriato e urlante, un rigorino ha cambiato tutto e scatenato le proteste dei dirigenti toscani: dopo un’ora esatta di partita, Simeone, subentrato a uno spento Lukaku, è andato al tiro. Vasquez ha risposto alla conclusione del Cholito ma sulla respinta Anjorin è intervenuto su Politano causando il penalty che ha deciso la trasferta partenopea in Toscana e lanciato a quota 19 punti il Napoli.

Il contatto fra empolese e Politano è parso subito dubbio tanto che il diesse dell'Empoli, Roberto Gemmi, ha tuonato: “Io non l’ho capito, faccio fatica a capirlo, perché non vedo contatti ma forse ho visto male. Vorrei delle spiegazioni sul rigore. Non c’è per contatto tra Anjorin e Politano, c’è spazio tra i piedi dei due giocatori. Questo comporta un peso nel risultato della partita». Ma il famigerato “step on foot” è stato giudicato netto dall’arbitro Abisso e così ci ha pensato Kvara, dal dischetto, a giustiziare Vasquez, messo a sedere con una furba finta.

 

E sin qui il racconto del blitz in Toscana di ieri da parte di un Napoli che non brillerà come quella di due anni fa ma che si attesta in vetta alla classifica, con 19 punti, scremati da 6 vittorie, un pari sul campo della Juventus e il già dimenticato 0-3 subìto a fine agosto, in quel di Verona. Il Napoli c’è pur non essendoci ancora del tutto. Per ora Conte gli ha fornito quello spirito utilitaristico che riempie la pancia e la classifica, non gli occhi. Ma per le belle voleè c’è tempo e la prestazione di Lukaku a Empoili la esemplifica: l’ordine è migliorare, alzare il tono, diventare padroni del campo come il belga non è ancora.

Non è stata una vittoria esaltante ma utile e indicativa quella di ieri e il fieno messo in cascina in vista di campagne ben più complicate che verranno, soprattutto con una squadra non impegnata in Europa, rende sereno Conte. Anche se Antonio fa l’attendista dopo aver portato a casa una di quelle partite sporche ma vere, come piacciono a lui: «Avevo avvertito ia squadra perchè l’Empoli è tra le squadre più in forma del campionato. Qui ad Empoli ancora non aveva segnato nessuno e c’erano insidie».

L’atteggiamento non è ancora quello giusto, però: «Sicuramente non mi è piaciuto il primo tempo. Non ho gradito l’approccio, è stato timido e impaurito. Magari la storia e la tradizione qui a Empoli ci portava ad avere difficoltà. La ripresa è stata totalmente diversa, abbiamo meritato di passare in vantaggio e di difenderlo». La fase di protezione davanti a un Caprile all’ennesimo clean sheet ha funzionato: «Mi piace parlare della fase difensiva di tutta la squadra. Capisco che Gilmour alla prima partita sia stato un po’ timido ma ho trent’anni e passa di calcio alle spalle, so che stiamo costruendo una base e per fare questo ci vuole pazienza. Dobbiamo vivere quest’esaltazione collettiva che ci dà la vetta della classifica consapevoli che potremmo anche imbatterci in momenti negativi. Ma con il club ho l’obiettivo di creare qualcosa che duri nel tempo». Al di là dei provvidenziali rigorini.

 

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