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Como, cose da Nico Paz: uno degli esordi più spettacolari di sempre

Claudio Savelli
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Salvatelo, prima che sia troppo tardi. Salvate l’ultimo trequartista che sembra provenire da un altro pianeta, visto che nel nostro non c'era più spazio per il Dieci, il Diez come dicono in Argentina, un ruolo sacrificato sull’altare dell’equilibrio tattico. Salvate Nicolás Paz Martínez detto Nico, una reliquia a cui sono bastati diciassette minuti nella gara d’esordio con la Selección per fare impazzire l’Argentina intera, paese che di piedi buoni se ne intende. Forse anche per questo Paz ha scelto di non rappresentare la Spagna, pur essendoci nato (a Santa Cruz de Tenerife) e cresciuto, ma la patria di papà Pablo, ex calciatore con 14 presenze in Nazionale e una carriera divisa tra Argentina e Spagna, appunto.

Nico Paz è entrato al posto di Lautaro Martinez nella gara di qualificazione ai prossimi Mondiali contro la Bolivia. Va detto, era la situazione ideale per far esordire questo 20enne convocato a sorpresa dal ct Scaloni, sul 4-0 in un Monumental di Buenos Aires in festa. Bravo il ct e bravissimo Nico Paz a entrare come se l’Argentina non stesse stravincendo. Ha voluto incidere subito, senza concedersi un rodaggio, ed è questa la sua più grande qualità.

 

 

Lo dirà anche Leo Messi dopo la gara, in una sorta di benedizione non condizionata dall’assist servito da Paz allo stesso Messi, non è da questi particolari che sua santità giudica un compagno o, addirittura, un erede: «Nico È un ragazzo fantastico che sta crescendo con un allenatore che conosco (Fabregas, ndr). Ha ha tantissima qualità e ha una testa impressionante nonostante l’età. Capisce perfettamente la partita. Spero che continui così». Se Messi va pazzo per Paz, in Argentina tutti vanno pazzi per Paz.

Come noi, anche loro se ne sono accorti soltanto ora, non avendolo avuto a portata di occhio durante la prima parte di carriera: Nico, infatti, ha iniziato nel Tenerife, dove risiedeva papà nel pieno della carriera, ed è poi cresciuto nelle giovanili del Real Madrid. Non è mai stato in Argentina nelle vesti di calciatore prima di esordire in Nazionale Under 20, ormai due anni fa, come vola il tempo quando si è forti. Con quelle semplici frasi può sembrare che Messi esponga Paz al pubblico anziché proteggerlo, invece se le pronuncia è perché ha visto un ragazzo pronto al salto: quello da oggetto misterioso a giocatore con i fari puntati addosso.

Da qui in avanti si vedrà la vera stoffa di Nico, che per chi ha visto le gare del Como è di notevole spessore. Il motivo è che Paz è sì un trequartista puro ma solo in termini geografici. Il suo stile di gioco è estremamente pratico, intelligente, utile alla squadra. Non è uno di quei Diez d’epoca buoni solo per i fotografi, ha pure un non-si-sa-che di sgraziato nei movimenti, ma è un calciatore essenziale, uno che fa ciò che serve alla squadra e non a sé stesso, uno che tira spesso da fuori (già 15 volte in 6 presenze in serie A) e azzarda giocate decisive senza temere di sbagliarle (già 10 passaggi chiave).

L’intuizione del Como è stata spettacolare, portarselo a casa per soli 6 milioni, lasciando per forza di cose al Real Madrid il 50% della futura rivendita e un’opzione di riacquisto. Ma poi, se compri un giocatore così, lo devi mettere al centro del progetto e non è scontato per un ventenne che proviene da un altro campionato, che non ha praticamente ancora giocato tra i grandi (solo 8 apparizioni con il Real dei grandi) e che si ritrova in una formazione che lotta per la salvezza. Bravi Fabregas e il Como a prenderlo, a schierarlo subito e a insistere. E bravo Nico Paz, questo è più scontato...

 

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