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Jannik Sinner, attenti al movimento del corpo: il segnale che spiega tutto

Paolo Macarti
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Cambiare per crescere e migliorarsi. La regola numero 1 di Jannik Sinner è la stessa di sempre: mai stare sulle proprie posizioni tattiche e tecniche, mai oziare su quello che è stato, mai rinnegare la versatilità che, nel tennis, significa mutare atteggiamento campo. Quella che si è vista ieri mattina nello Qi Zhong Stadium che ospita il Rolex 1000 di Shangai è l’ennesima conferma di quello che vuole essere il rosso di Sesto Pusteria: un campione di tennis in continuo perfezionamento, anche mentale nonostante il fantasma del ricorso Wada incomba. 

Nel quarto di finale giocato e stravinto contro Daniil Medvedev, Jannik ha dimostrato che si può cambiare, anzi si deve: la netta vittoria per 6-1 e 6-4, ottenuta in un’ora e 24 minuti, firma il quarto ko per il russo sui cinque incontri disputati nel 2024 e anche il bilancio di parità nei loro confronti globali: 7 a testa. Ma occhio, fino al 4 ottobre del 2023 era 6-0 per il russo! Aggiungiamo per gli statistici che Sinner è arrivato alla paurosa quota di 63 vittorie in 69 partite giocate in stagione e, in semifinale, affronterà domani il sorprendente ceco Thomas Machac, numero 33 del ranking, che ha eliminato un pallido Carlos Alcaraz in due set secchi: 7-6, 7-5. Risultato che assicura il numero 1 del ranking a Sinner fino alla fine dell’anno.

Non c’è stata quasi partita sin dal primo set dominato dal nostro. Medvedev ha giocato e perso con una spalla dolorante ma ciò non toglie nulla alla prestazione di Sinner che ha fugato tutti i dubbi sollevati contro Shelton: ha messo a segno 9 ace e nessun doppio fallo con in campo il 66% di prime e l’85% dei punti portati a casa, oltre ad un 59% di punti vinti con la seconda. I suoi vincenti sono stati 26 contro 20 gratuiti. Numeri che sottolineano i cambiamenti, forse dettagli ma forse no, che Jannik sta apportando in questo lungo tramonto del 2024.

 

«Stiamo cercando di mutare qualcosa nel mio gioco», aveva detto dopo il trionfo americano stupendo tutti. Se uno stravince perché cambiare? è l’interrogativo. La risposta l’ha fornita lui stesso: «Devo raggiungere risultati attraverso un miglioramento».

Per chi è a digiuno di tennis non l’avrà notato ma tre sono stati i particolari che Jannik ha limato. Primo cambiamento: il movimento del corpo quando serve la seconda (e qui si spiega il 59% di punti vinti con il secondo servizio). Secondo cambiamento: la dolcezza nel drop shot, un colpo che soltanto allenando il polso come mai prima sta aggiungendo al gioco un’arma temibile che consente a Sinner di variare.

Propone il colpo alternando le bordate di dritto e di rovescio con richiami a rete dell’avversario, ieri nella fattispecie il robot russo Medvedev che non ci ha capito molto. Terzo cambiamento: questo è un dettaglio mentale visto che sia con Shelton che, meno, con un Medvedev in difficoltà il numero 1 del mondo ha affinato. Ovvero una capacità di concentrazione pazzesca che soltanto i campionissimi sanno applicare. Attimo Jannik, anche perchè i retaggi dell’affaire Clostebol sarebbe umano lo distraessero. Lui, invece, si dimostra d’acciaio.

 

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