Michael Schumacher, "massimo 2 anni". Il "bollettino" raggelante di Jussi Posti: come sta davvero
"Non credo che conduca una vita molto attiva". La frase su Michael Schumacher è di Jussi Posti, responsabile di neurochirurgia e lesioni cerebrali traumatiche presso l’ospedale universitario di Turku in Finlandia, e suona brutale. Forse di più, quasi irridente e sprezzante. In realtà, l'analisi del professore è spietata sì, per le migliaia e migliaia di fan che ancora sperano in una ripresa fisica del mitico ex pilota della Ferrari, sette volte campione del mondo di Formula 1. Ma probabilmente, purtroppo, molto lucida.
Nei giorni scorsi sui social e sul web si era scatenato un tam tam impazzito riguardo al matrimonio tra Ian Bethke e Gina Maria, figlia di Schumi e Corinna. Agli ospiti invitati nella super-villa di Maiorca acquistata dalla moglie del mito della F1 direttamente dal presidente del Real Madrid Florentino Perez erano stati sequestrati i telefonini. Un modo per proteggere la privacy degli sposi, ma molto probabilmente anche dello stesso Michael. Da qui la suggestione: Schumi è tornato a farsi vedere in pubblico e, forse, sta meglio.
Una suggestione, appunto, non suffragata da alcuna notizia ufficiale. Perché da quasi 11 anni, dal dicembre 2013 quando l'ex idolo della Rossa cadde sugli sci a Maribel, in Francia, riportando gravissimi danni cerebrali, sul suo conto e sulle sue condizioni è calata una coltre di silenzio inscalfibile, fatta eccezione per qualche generico aggiornamento e per le confessioni di qualche amico intimo del pilota tedesco, come l'ex team principal della Ferrai Jean Todt.
Secondo il guru finlandese Posti, appunto, "sulla base delle informazioni disponibili, non credo che conduca una vita molto attiva. Tutto indica che è in cattive condizioni. Stando infermi a letto, la maggior parte delle persone diventa così fragile e rigida che non è più possibile essere sollevati dal letto dopo così tanti anni". Una diagnosi a distanza, certo approssimativa, ma glaciale.
"Probabilmente - aggiunge il professore - è nelle stesse condizioni nell’ultimo decennio. Dubito che qualcosa di improvviso sia cambiato in questa fase. In genere, i pazienti recuperano ciò che possono recuperare per un massimo di due anni e poi il livello di recupero è solitamente stazionario". Nonostante questo, Corinna non ha mai smesso di stare accanto al marito garantendo a lui le cure migliori possibili, spendendo secondo le stime degli esperti qualcosa come 7 milioni di euro all'anno, per una cifra complessiva di 80 milioni.