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Sinner-Alcaraz, la provocazione: ecco cosa è mancato nella partita più bella del 2024

Leonardo Iannacci
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Perché nel tennis non esiste il pareggio? Perché non è previsto un trofeo ex equo quando i contendenti offrono uno spettacolo leggendario come quello mostrato ieri, all’ora di pranzo, dai due eponimi moderni, eredi dei grandi dualismi del passato? E citiamo soltanto Borg-McEnroe o i più recenti Federer-Nadal per farla breve? Certo, la nostra è solo una provocazione ma la partita più bella del 2024 non è stata la finale di uno Slam né un incrocio di Coppa Davis: si è giocata ieri nello stadio olimpico di Pechino, lo stesso che ospitò il torneo tennistico dei Giochi 2008 vinto da Rafa Nadal. Un duello emozionante, teso e bellissimo, ricco di magie da parte di entrambi i contendenti, in altre parole lo spot ideale di questi tempi in cui impera il tennis a 200 all’ora. Da un lato del ring c’era Carlitos Alcaraz, 22 anni da Murcia, Spagna; dall’altro il nostro Jannik Sinner, 23 anni da Sesto Pusteria, Alto Adige.

Ebbene, sfortunato chi non ha assistito a queste incredibili tre ore e venti minuti di tennis fantascientifico, denso di colpi presi e dati, con proiettili gialli che volavano da una parte all’altra e un livello tecnico spaziale. Alla fine ce l’ha fatta il torello di Murcia, quell’Alcaraz che in queste settimane ha dimostrato di averne di più rispetto al nostro Jannik, alle prese con vicende extratennistiche che avrebbero abbattuto chiunque ma non lui, l’uomo delle Dolomiti in grado di mostrare sprazzi di talento quando è risalito dal 2-5 al 6-6 nel primo set e, poi, ha annullato una serie impressionante di match-point.

 

 

Il fatto che la vicenda sia stata conclusa al terzo parziale per 7-6 dopo che il primo se l’era aggiudicato Sinner sempre al tie break e il secondo Alcaraz per 6-4, è la conferma che si è trattato di un affresco nobilissimo di tennis. Al momento del dunque, nell’emozionante tie break che ha deciso, Sinner si è portato sul 3-0 ma Alcaraz lo ha infilato con un impressionante filotto di sette punti a fila Alla fine lo spagnolo, che quest’anno ha battuto per tre volte in tre incontri l’azzurro (8-4 per Alcaraz il computo complessivo delle sfide) e tornerà lunedì numero 2 del mondo sopravanzando Sasha Zverev, ha ammesso: «Grande finale ma in questo momento è Jannik il più forte del mondo. È una bestia».

Si interrompe così la serie di 14 vittorie consecutive dell’azzurro per il quale è scoccato il sesto ko stagionale in 65 partite, il primo in una finale (era 6 vinte su 6) e il secondo nei tie break (è ora 17 su 19). Alcaraz, da par suo, ha agguantato il 16esimo torneo vinto in carriera, 4 dei quali Slam.

Ma Pechino non è stato solo beffardo per il nostro tennis: c’è da registrare il trionfo in doppio di Simone Bolelli e Andrea Vavassori che hanno conquistato il terzo titolo stagionale superando per 4-6, 6-3, 10-5 i campioni di Wimbledon Harri Heliovaara e Henry Patten. Con questo blitz Simone e Andrea sono a un passo dalle Nitto ATP Finals di Torino in programma a metà novembre. E da oggi si riparte dal torneo 1000 di Shangai, con in campo molti italiani e Nole Djokovic che è voluto tornare sulla vicenda Sinner-Clostebol-TAS: «Ci sono troppe incoerenze, troppi organi di governo coinvolti; il caso non sta aiutando per niente il nostro sport. Mi pare Jannik abbia vinto tutti e tre gli appelli che ci sono stati finora, dev’essere dura per lui». Ah, davvero?

 

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