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Jannik Sinner, la profezia sulla finale di Pechino: "Con Carlitos sarà dura"

Leonardo Iannacci
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L’Alcaraz che Jannik Sinner incontra oggi nella finale del torneo di Pechino (diretta su Sky dalle 11, subito dopo quella del doppio fra i nostri Bolelli-Vavassori opposti all’olandese Wesley Koolhof e al croato Nikola Mektic) rappresenta una prova del nove tecnica, tattica e psicologica non indifferente. L’ennesima alla quale viene sottoposto il 23enne di Sesto Pusteria che, nella semifinale del 500 cinese, ha regolato l’idolo di casa Bu Yunchaokete, numero 96 del ranking, un tennista dall’espressione simile a quella di un nemico di James Bond, con il punteggio di 6-3, 7-6.

Contro Alcaraz sarà una prova del nove complicata perchè, pur essendo il numero 1 del mondo, Jannik non si presenta a questa finale al top della condizione, dodici mesi dopo aver vinto qui a Pechino per dare il via a una cavalcata trionfale durante la quale ha vinto due Slam, la Davis, ed è salito sul trono del tennis. Non lo è perché Carlitos sta giocando oggettivamente un po’ meglio anche se Jannik è riuscito a infilare contro Bu la 59esima vittoria in 64 incontri stagionali e la settima finale del 2024 (sei vinte). Dovessimo dare una percentuale diremmo il 55% di possibilità ad Alcaraz e il 45% a Sinner. Sperando ovviamente di sbagliare.Jannik ha risolto il primo set brekkando l’aggressivo Bu al settimo gioco per poi finirlo nel tie-break della seconda equilibrata frazione dove è apparso stranamente falloso in alcuni colpi da fondo campo ma super al servizio (11 ace e 63% di prime). «È stato un match duro, non conoscevo il cinese e all'inizio non sapevo cosa aspettarmi», ha riconosciuto Sinner. «Nel primo set ho giocato un buon tennis, nel secondo ho perso intensità ma ho avuto occasioni che non ho sfruttato. Mentalmente sono però rimasto nella partita e ho giocato un bel tie-break». Il 17esimo vinto degli ultimi 18.


DOMINATORI
Sempre quei due: Jannik e Carlitos sono i dominatori del tennis attuale, così uguali ma così diversi fra loro. Negli incontri diretti Alcaraz, prossimo numero 2 Atp, è avanti 5-4 (6-4 se si considera la sfida Challenger del 2019 ad Alicante) e ha vinto gli ultimi due, ovvero la semifinale di Indian Wells, torneo nel quale Sinner venne trovato positivo al Clostebol, e del Roland Garros. L’impressione che il murciano parta da leggero favorito nell’incontro odierno è suffragata dal fatto che è tornato al top della forma dopo la brutta stagione sul cemento. Ieri il torello di Murcia ha avuto ragione di Daniil Medvedev in due set sciorinando il tennis dei momenti migliori, quello che lo hanno visto trionfare prima sulla terra battuta del Roland Garros e poi sull’erba di Wimbledon. Ancora Sinner sulla sfida di oggi: «Sono contento di tornare in finale a Pechino, con Carlitos sarà una sfida dura ma ogni match è diverso». Non una parola sull’affaire Wada e neppure sulle belle parole di solidarietà che proprio Alcaraz, un mese fa gelido, e lo stesso Medvedev gli hanno rivolto. Lo spagnolo ha detto: «Per Jannik è davvero difficile, non capisco come sia possibile. So che tutti ne parlano e, come ho detto a New York, la gente ha iniziato a guardarlo in modo diverso. Mi auguro per lui che tutto finisca».

 


Medvedev è stato ancora più sibillino sull’argomento: «Sono assolutamente solidale con Sinner. Immaginate di ricevere una mail in cui non passate il test antidoping per una droga di cui nemmeno conoscete il nome. Pensate: e adesso che faccio? Perché non ho idea di come sia finita nel mio sangue». Si allarga, così, la schiera degli avvocati difensori di Sinner e a pensar male di lui restano soltanto Kyrgios e i membri della Wada. L’augurio è che i tre giudici dell’arbitrato di febbraio 2025 (uno scelto dal Tas di Losanna, uno dalla Wada stessa e uno da Sinner) facciano al più presto il loro dovere morale e giuridico per mettere la parola fine a questa surreale vicenda. Nel frattempo, stamattina Jannik tenterà l’ennesima magia e saremmo entusiasti per aver sbagliato il pronostico.

 

 

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