Szczęsny, dal parchetto al Camp Nou: una impensabile resurrezione al Barcellona
Ecco la miglior notizia della settimana nel mondo del calcio: Szczesny ha cambiato idea, rispolvera i guanti che aveva da poco appeso al chiodo e ricomincia a giocare a calcio. Lo farà nel Barcellona che ha avuto la grande idea di pensare a lui non appena ha perso Ter Stegen, il portiere titolare, per un grave infortunio al ginocchio. Grande e complessa idea perché il polacco era convinto della sua decisione di smettere e, in un’intervista concessa al canale YouTube di Luca Toselli, aveva spiegato le ragioni. Su tutte, l’aver perso il fuoco dell’agonismo, il non essere pronto né convinto di nuove sfide, in particolare quelle pervenute in estate: il Monza, con tutto il rispetto, era un passo indietro nella carriera, e l’Arabia Saudita era solo «un modo per “rubare” soldi», detto alla sua maniera.
Ma c’era una piccola contraddizione nelle parole di Szczesny e il Barcellona l’ha notata, d’altronde era impossibile non notarla vista l’eccezionale intelligenza del polacco: «Avrei voluto fare un altro anno alla Juventus perché sentivo di poter dare ancora tanto. Non condivido la scelta del club ma l’accetto», disse, oltre a spiegare che la sua intenzione era «chiudere la carriera la prossima estate», motivo per cui non aveva senso rinnovare il contratto con i bianconeri e per il quale poi Giuntoli ha deciso di acquistare Di Gregorio. Insomma, in Tek, come teneramente lo chiamano i tifosi della Juventus, la fiammella era ancora accesa. Si trattava solo di darle ossigeno.
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Al Mundo Deportivo pochi giorni fa, Szczesny ha dichiarato di «non poter dire nulla» in merito alle voci di un suo ingaggio da parte del Barcellona. Come ad ammettere che c’era qualcosa di concreto, infatti ieri è arrivato l’accordo e le visite mediche sono state prenotate per i prossimi giorni. Giusto il tempo di togliersi un filo di polvere dalle spalle che Tek sarà a disposizione di Flick, che lo ha esplicitamente preferito a Keylor Navas e Karius, gli altri portieri svincolati. Il paradosso di tutta questa vicenda è che Szczesny è fresco di saluto al suo ex pubblico juventino e stava organizzando con la federazione polacca un’amichevole in cui poter salutare ufficialmente il mondo del calcio.
Vuol dire che il Barcellona lo ha riacceso, accontentandolo sul progetto iniziale con un solo annodi contratto: un’ultima stagione da titolare ai massimi livelli, scegliendo il momento in cui smettere e non permettendo ad altri di interferire. Non ce ne voglia Ter Stegen, a cui anche noi, come Szczesny, auguriamo una rapida guarigione, ma il suo infortunio ha riportato nel calcio un giocatore, una persona, un personaggio che, semplicemente, fa bene a questo sport. Perché la sua intelligenza, il suo modo di parlare, la pienezza dei concetti che esprime sono una rarità in un mondo sempre più criptico, chiuso e, quando si tratta di interviste, superficiale.
Invece Tek è quello che dice «Siamo contenti per i tre punti, anche se abbiamo passato momenti difficili. Circa 89 minuti...», sdrammatizzando le critiche verso il suo allenatore in quel momento, Allegri; e che, ai suoi ex colleghi seduti sul divano, dice «Mi auguro di guadagnare abbastanza soldi da non dover lavorare in tv a fine carriera»; e che, dopo un errore arbitrale al Mondiale, dice «Mentre l’arbitro rivedeva l’episodio al monitor, ho scommesso 100 euro con Messi che il rigore non sarebbe stato assegnato. Mi sono sbagliato, ma di certo non lo pagherò. Leo ha già troppi soldi...».
Szczesny negli anni ha insegnato ai tifosi-ma anche ai colleghi che faticano a sopportare le responsabilità - a prendere il calcio meno sul serio, a vederlo come uno sport, una passione o, per chi ci lavora, un privilegio. Era un peccato che un giocatore di assoluto livello smettesse a soli 34 anni. Ed era un peccato perfino peggiore che un atleta di questo spessore lasciasse il mondo del calcio. Perché magari un altro portiere come Szczesny lo si trova, ma un personaggio così no. Dunque, grazie Barcellona. Hai (finalmente) fatto una cosa buona e giusta.
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