Milan, indiscrezioni esplosive: Ibrahimovic ha mentito (e Fonseca ha sabotato il suo piano)
Non ci avevano pensato in tanti, forse nessuno: due punte contro l’Inter in modo da obbligare uno tra Bastoni e Pavard ad aiutare Acerbi e, quindi, ad accentrarsi. La mossa ha due effetti: toglie un costruttore ai nerazzurri e costringe uno dei due esterni o una delle mezzali, nel caso Dumfries e Barella, a stare più bassi in copertura nella zona di Leao. E sbilancia tutto, a catena, tant’è che Pulisic si infila al centro nel gol del vantaggio rossonero, rubando il pallone a un Mkhitaryan privo di soluzioni comode proprio perché i compagni arrivano da posizioni non ordinarie.
Ci pensa Fonseca all’attacco a due punte, la stessa arma che l’Inter usa da anni e che mette in difficoltà molte squadre in Europa. Forse non è così sprovveduto come dicono illustri ex rossoneri e sedicenti esperti, o forse semplicemente disposto a rischiare tutto, sapendo di essere comunque sull’orlo del burrone. Il 4-4-2 del Milan è in realtà un 4-2-4... difensivo. O meglio, difensivista.
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ELEMENTARE
Le linee sono davvero quelle, niente di più elementare, roba da calcio anni ’90: quattro dietro strettissimi, tant’è che l’Inter quando si sveglia dal torpore inizia a cambiare gioco con grandi lanci a liberare Dimarco, su cui Emerson è sempre in ritardo proprio perché stretto (paradosso: questi movimenti del reparto difensivo, stretto e con riferimento sempre e solo al pallone, sono tipici di Sarri, il primo candidato a sostituire Fonseca); due in mezzo; quattro davanti in linea ma bassi sul campo, vicino alla mediana, mai lontani a sfilacciare la formazione e quindi a concedere le transizioni agli avversari, atavico problema ereditato dalla gestione Pioli.
Più che una mossa della disperazione per Fonseca si è trattata quindi di studio per limitare l’Inter e per risolvere i problemi della sua squadra. Peraltro serve abnegazione per rendere efficace una virata così netta e improvvisa che smentisce quanto preparato finora, e i rossoneri la mettono in campo contrariamente a quanto visto in quasi tutte le partite precedenti. Il derby aiuta, soprattutto se ne hai persi sei di fila, ma il tentativo di Fonseca è stato capito, accolto e applicato quindi c’è comunicazione nello spogliatoio.
Sintetizzando, il Milan con il 4-2-4 concede l’ampiezza sui cambi campo ma non la profondità, non si stanca in una pressione in cui non è davvero organizzato né in corse indietro che Leao e compagnia non vogliono fare, e gli rimane del campo davanti da attaccare in caso di riconquista con Leao, Pulisic e Theo e pure Morata. La vocazione contropiedistica di questa rosa è evidente da tempo ma prima Pioli e poi Fonseca in questo avvio hanno cercato di sopirla, professando un calcio di possesso e controllo che i rossoneri così assemblati non possono fare.
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Prima della gara, il boss Ibrahimovic ha velatamente fatto mea culpa sulle dichiarazioni per cui lui è il capo assoluto («Faccio battute che non tutti capiscono, comunque non è un “one man show”») e ha garantito il posto a Fonseca a prescindere dal risultato della gara («Non è decisiva e non ci sono altre cose in mente»). Forse ha mentito, forse no, in ogni caso Fonseca ha sfoderato il miglior Milan di stagione e la bozza di un Milan finalmente con un senso logico. E questo, se vuoi confermare un allenatore, dovrebbe valere più del risultato, che poi è positivo con pieni meriti, firmato da un Gabbia che è un’altra scelta precisa del mister. Chissà se Ibra ha mentito e la prestazione ha sabotato “il piano”. Ora non può non continuare con Fonseca. E Fonseca, però, deve continuare con questo Milan.