Inter-Milan, Fonseca e la mossa della disperazione: che carta potrebbe calare
Sarà un derby all’attacco (quello di domani alle 20.45, diretta Dazn) perché l’Inter gioca in casa forte della grande prestazione contro il Manchester City e pronta a ribadire la supremazia ormai in vigore da sei stracittadine, mentre il Milan ha ben poco da difendere, vista la crisi in cui verte, lo scollamento da Fonseca e, ci sia concesso, anche l’incapacità tattica di difendersi. Se c’è una cosa, una, che funziona nei rossoneri è infatti la produzione del reparto offensivo: pur essendo la squadra tremendamente disfunzionale, e le prestazioni di Leao ancora altalenanti e l’inserimento di Morata e Abraham tutto da verificare, davanti il tridente è ben assortito e le riserve sono all’altezza. Si arrangiano, insomma, là davanti, e chissà cosa succederebbe se il Milan iniziasse a funzionare come collettivo. Nell’Inter, invece, funziona tutto anche perché il reparto offensivo non è un reparto ma un ingranaggio come gli altri, una parte del meccanismo inzaghiano secondo il quale tutti attaccano e difendono, pur partendo da posizioni assegnate.
Se è davanti che si gioca la partita - e, con essa, gran parte della stagione dell’Inter e del Milan, come insegna il 5-1 nerazzurro dello scorso anno alla quarta giornata, e stavolta è la quinta -, è davanti che si trova la chiave di volta. La prova del nove è nei nove, intesi come centravanti, che corrispondono anche ai leader delle due squadre. In casa Inter è l’occasione di Lautaro di riprendersi ciò che è suo: la titolarità dopo il giusto riposo contro il Manchester City, la migliore forma, il gol che in questa stagione ancora non è arrivato. In casa Milan è il momento di Morata, reduce dal rodaggio post-infortunio nella nefasta sfida al Liverpool, di assumersi il ruolo di riferimento per cui è stato ingaggiato: è lui l’uomo navigato, l’unico over-30 della formazione, che deve trascinare con sé i presunti leader Maignan, Theo e Leao che, da questo punto di vista, balbettano.
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SENTIRE LA PARTITA
Lautaro ha deciso parecchi derby mentre Morata ha ammesso di averne visti diversi prima di approdare al Milan. I grandi attaccanti sentono queste partite e sanno che possono dare una svolta a livello personale, oltre che per le rispettive squadre. Ma non vi è urgenza di vederli all’opera, non c’è mai stato timore da parte di Inzaghi o di Fonseca circa il rendimento dei totem offensivi anche perché dietro di loro si sono palesati dei leader inattesi quali Thuram e Abraham. Nell’Inter si è visto un francese diverso in questo avvio di stagione, non tanto per le reti segnate, già 4 in campionato, quanto per la determinazione, la ferocia, la concretezza sotto porta. Thuram si è messo il peso dell’attacco nerazzurro sulle spalle e ha aiutato Taremi, l’uomo in più nel reparto, a inserirsi subito negli schemi di Inzaghi. Non è scontato visto che nelle grandi coppie di attacco del passato un po’ di gelosia c’era verso i nuovi arrivati, e anche questa disponibilità certifica il clima di cooperazione che si respira nell’Inter.
Di là, nel Milan, non ci si aspettava un impatto così deciso di Abraham. Arrivato per ultimo come occasione di mercato più che come colpo programmato, si è ritrovato subito in campo per via dell’infortunio di Morata e, al netto del gol su rigore al Venezia e dei due assist già messi a referto, si è fatto notare per i disperati richiami ai compagni. I tifosi rossoneri hanno visto nell’inglese la reazione che si aspettano da tutti i giocatori, motivo per cui domani lo gradirebbero titolare. Se prova del nove deve essere, che lo sia con i veri leader dell’attacco, e non solo, in campo.
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