Julio Velasco, "perché le donne hanno il terrore di sbagliare": Italvolley, la teoria del Ct
"Non mi sono mai innamorato di una mia atleta. Io con loro metto una certa distanza. L'allenatore non deve essere amico dei suoi giocatori. Non devono fare come i genitori che vanno alle feste dei figli e si mettono a ballare pure loro". Chiaro, anzi chiarissimo, il commento di Julio Velasco parlando del rapporto che si deve tenere quando si è incaricati di allenare una squadra femminile. Lui, per esempio, lo ha fatto nel migliore dei modi, scrivendo una pagina di storia, poiché è riuscito nell'impresa di conquistare l'oro olimpico ai Giochi di Parigi 2024. Ma quella dell'"innamoramento" non è l'unica regola imposta dall'allenatore.
"Mai permettere a nessuno di parlare male di un compagno", ha spiegato velasco in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Secondo l'allenatore di Volley, c'è una differenza sostanziale tra gestire una squadra di maschi e una di femmine. "Le donne hanno il terrore di sbagliare - ha sottolineato il tecnico -; perché per millenni hanno pagato gli errori con le botte degli uomini. Per il resto - ha aggiunto Velasco - sono straordinarie, e imparano straordinariamente in fretta".
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Julio Velasco ha poi confessato di avere un suo modus operandi per motivare le proprie giocatrici. Alle Olimpiadi, per esempio, "dicevo che dovevano essere autonome e autorevoli. Che eravamo forti, però dovevamo dimostrarlo ogni volta. Una partita non è una sfilata di pregi, è un confronto. Spesso uno prima delle partite si sente nervoso, gli sudano le mani, gli si chiude lo stomaco. Nel Luna Park - ha poi aggiunto - la gente paga per andare sulle montagne russe, per sentirsi male. In realtà paga per sentire una emozione forte. Ecco, all'Olimpiade è lo stesso".
Poi il ricordo drammatico dell'adolescenza trascorsa in Argentina, quando c'era il regime militare. "I militari iniziarono ad arrestare le persone, a torturarle, a farsi dare nomi di altre persone e a farle scomparire - ha confessato Velasco -. Facevano partire le ragazze incinte, ammazzavano la mamma e regalavano o vendevano i bimbi. Arrestavano illegalmente le persone delle liste che davano i torturati, le torturavano e si facevano dare altri nomi. Qualcuno indicò ex militanti che ormai avevano lasciato: mio fratello Luis - ha concluso - fu preso così".
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