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Roma allo sbaraglio dopo l'esonero di De Rossi: retroscena, società in frantumi

Gabriele Galluccio
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Maledetti americani, aridatece i Sensi e i Berlusconi dei tempi andati. Roma e Milan sono ostaggio di proprietà che di calcio capiscono poco o nulla, non a caso la prima ha cambiato allenatore dopo quattro giornate e la seconda si appresta a farlo tra una settimana, in caso di sconfitta nel derby. I Friedkin hanno fatto una scelta incomprensibile, perché non si esonera così un tecnico appena rinnovato per i prossimi tre anni e al quale è stato affidato un progetto nuovo, con una squadra rifatta quasi da zero. L’unica motivazione plausibile è che sia avvenuto un scontro insanabile tra De Rossi e la proprietà, con quest’ultima che ha deciso di fargliela pagare ben oltre i demeriti sportivi.

È vero che la Roma è partita male, però De Rossi aveva ragione da vendere: non è che siccome sono stati spesi tanti soldi automaticamente la Roma diventa il City. All’ex bandiera giallorossa si chiedeva di diventare il nuovo Guardiola, ma non gli è stato concesso neanche il tempo di provarci. Inoltre la Roma presenta diverse situazioni difficili, che hanno reso ancora più complicato il lavoro di un allenatore praticamente esordiente: lui aveva in mente una squadra da 4-3-3, se n’è ritrovata invece una da 3-5-2, con Hummels e Hermoso arrivati a mercato chiuso e non ancora a pieno regime.

 

 

La permanenza di Dybala si è rivelata uno sbaglio, perché ha fatto finire in panchina il suo doppione meno forte, quel Soulé pagato 30 milioni. È impossibile metterli in campo contemporaneamente, sono lo stesso giocatore. In più la vecchia guardia Mancini-Paredes-Cristante-Pellegrini è stata mediocre finora, il bomber Dovbyk è sembrato un pesce lesso e Saelemaekers si è subito fatto male.

Tutti questi problemi sono stati ereditati da Ivan Juric, che si è ritrovato all’improvviso la grande opportunità che sperava di ricevere dopo gli anni passati al Torino. Sulla carta il croato si sposa bene con la Roma dal punto di vista tattico, ma avrà la pazienza di reggere la pressione di una piazza pesante, spesso folle, come quella giallorossa? Il fattore ambientale pesa qui più che in tanti altri club, lo dimostra il fatto che Dybala da eroe sia diventato improvvisamente un peso e invitato ad andarsene. Per non parlare poi del caso di Pellegrini, il capitano che non ha mai fatto nulla di sbagliato eppure viene additato come causa di tutti i mali.

Serve un atto di fede per allenare questa squadra, che è stata costruita un po’ a casaccio. De Rossi aveva ben altre idee e comunque stava iniziando a trovare una quadra, tanto è vero che a Marassi, su un campo difficile per tutte le big, la Roma aveva giocato un’ottima partita, subendo il pareggio al 96’ dopo non aver sfruttato tutte le occasioni avute. Senza l’episodico gol di De Winter De Rossi sarebbe probabilmente ancora in panchina a giocarsi le sue chance. Cacciarlo è stata una cosa molto italiana da parte degli americani...

 

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