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Thiago Motta, la priorità del mister della Juve nell'era del gioco: il segreto svelato

Claudio Savelli
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Chi si stupisce della solidità difensiva della Juventus di Thiago Motta, addirittura paragonandola al modus operandi allegriano e arrivando a dire che nulla è cambiato (invece è cambiato tutto), non ha mai visto il Bologna dello scorso anno, squadra che ha costruito la sua fortuna sulla fase difensiva. Da lì, da sempre, parte Thiago Motta per costruire perché non si può produrre bel gioco senza la capacità di disinnescare quello altrui. Le squadre oggi sono architetture complesse, come dei grattacieli stratificati di idee e materiali innovativi, per cui servono solide fondazioni, altrimenti al primo soffio di vento crolla tutta l'impalcatura.

Al primo zero-a-zero della Juventus, peraltro con il piccolo Empoli, ecco i bar-sportivi pronto a rammentare che si stava meglio quando si stava peggio. Invece bisognerebbe notare che la sterilità offensiva prima era la regola mentre ora sembra già un’eccezione. E la coperta non è corta perché alla volontà di attaccare non si paga dazio con una difesa scoperta, se è vero che zero gol subiti in quattro gare sono un primo mattone per una Juventus che punta a considerevoli altezze.

 

 

Anche Antonio Conte ha denunciato l’incapacità di difendere del Napoli che aveva ereditato da... nessuno. E si è messo a sistemare la faccenda: dopo i tre gol di Verona sono arrivati due clean sheet (partita senza subire reti) e una rete rimontata al Parma. Risultato: il Napoli sembra aver accorciato di qualche settimana il tempo del cantiere. Anche Inzaghi subito dopo aver visto qualche disattenzione di troppo nella gara di esordio aveva ricordato alla sua Inter su che basi era stato costruito lo scudetto. Per questo non aveva mai osato la trazione superoffensiva (tre punte più due mezzali) vista nel finale della gara di Monza, e chissà se la userà di nuovo visto che viene pagata a caro prezzo con il gol in ripartenza di Mota Carvalho.

È indietro chi non cura la fase difensiva, chi quasi se ne disinteressa perché ha fretta di sentire la squadra che diventa sua. È il caso di Italiano, il cui Bologna ricorda sinistramente la Fiorentina degli ultimi tre anni: un’esagerazione di occasioni sia prodotte sia concesse, e 7 reti subite in sole 4 gare sono presagio di una stagione complicata. Più volte abbiamo sottolineato come pure il Milan sia un colabrodo difensivo, e per difensivo non si intende il reparto ma la fase. Non inganni lo zero alla voce gol incassati contro il Venezia: anche nell’abbuffata del Meazza si sono viste le solite enormi crepe. Se Fonseca pensa che sia tutto sistemato farà la gioia di Liverpool e Inter.

 

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