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Juve, parla l'ex Franco Causio: "Koopminares? Forte, ma avrei preso Ederson"

Leonardo Iannacci
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Se lo sottoponessero a un prelievo a sorpresa, scoprirebbero che nelle sue vene scorre tuttora sangue bianco e nero. La Juventus è una regola nella vita di Franco Causio, il grande Barone della Vecchia Signora anni ’70 e poi, in azzurro, campione del mondo 1982. Ma allo scopone giocato in aereo con Bearzot, Zoff e Pertini arriveremo poi. Interessa ora capire cosa pensa della restaurazione che ha aperto una nuova frontiera juventina, proprio come quella vissuta da giocatore (eccelso) in quel decennio incredibile nel quale Causio era il brasiliano della squadra degli Agnelli.

Causio, la neonata Juve ricorda la sua anni 70? 
«Analogie ce ne sono e parecchie. Agli inizi di quel decennio la Juve non funzionava e l’Avvocato chiese a Boniperti di rifondarla completamente. Lo fece con un allenatore giovane, Armando Picchi, come giovane è Thiago Motta».

Le cose presero forma più tardi con Trapattoni, vero? 
«Picchi, purtroppo, morì presto e la Juve mia e di Dino Zoff, con Bettega, Gentile, Cabrini, Scirea e Tardelli diventò invincibile a metà anni ’70».

La Juve di Motta la convince? 
«È presto per dirlo. Onestamente le vittorie con Como e Verona non sono così attendibili. Si è visto con la Roma».

Deluso? 
«Ero allo stadio e ho visto una partita da 0-0 con, appunto, zero emozioni».

Primi dubbi su Motta? 
«Assolutamente no. Giusto concedergli un mese o due per modellare la squadra con i nuovi. Come giudicare Koopmeiners o Luis quando hanno giocato pochi minuti?».

Quando sarà terminato il cantiere? 
«Dopo le partite contro Empoli e Napoli e l’impegno in Europa contro il PSV avremo idee più chiare».

Motta, sinceramente, le piace? 
«Lo scorso anno, a Bologna, ha strabiliato portando i rossoblù in Champions. Mi intriga perché fa giocare i giovani».

Dicono non guardi in faccia a nessuno: un merito? 
«Sì. Anche Picchi e il Trap ragionavano così. Durante la settimana bisogna dare il 200 per cento in allenamento. Altrimenti stavi a sedere».

Pesa molto la maglia numero 10 sulle spalle di Yildiz? 
«È bravo ma per favore non tiriamo fuori i nomi di Baggio o Del Piero. Tantomeno quelli di Platini e Sivori, eh?».

Koopmeiners: un acquisto top? 
«Non discuto l’olandese che ha numeri e fisico per fare benissimo. Ma il sottoscritto avrebbe preferito prendere dall’Atalanta un altro».

Ovvero? 
«Ederson. Tutte le volte che lo vedo mi stupisce tecnicamente e tatticamente. Fossi stato in Giuntoli avrei puntato su di lui».

Conceicao sulla fascia: il nuovo Causio? 
«Stop. Non sopporto paragoni solo perché due giocatori calpestano le stesse zolle».

Nico Gonzalez è un acquisto giusto? Motta vuole abbondanza di esterni... 
«Ma contro la Roma ha giocato centravanti. Boh».

Vlahovic: un campione o un mistero? 
«Bella domanda: il centravanti lo sa fare e il fisico ce l’ha, eccome. Però deve migliorare sul piano tecnico, è ancora grezzo e, a volte, fatica a capire il gioco e a centrare la porta. Motta lo migliorerà come ha affinato le doti di parecchi giovani del Bologna».

La rivoluzione attuata dalla Juve è stata radicale: basterà per farla tornare al top? 
«Quest’anno non so, l’Inter è una squadra granitica con una ricchezza di elementi davvero non comune, costruita per sopportare il doppio impegno campionato-Champions. Ma a Torino era ormai necessario voltare pagina. Sa cosa si dice da sempre alla Juventus?».

Prego... 
«I dirigenti, gli allenatori e i giocatori passano, resta solo la Juve e quel famoso imperativo».

Vincere è l’unica cosa che conta? 
«Esatto. Sarà sempre così».

Digressione sulla nazionale, la sua seconda squadra: quanto ha sofferto lei, Barone, negli ultimi dieci anni? 
«Parecchio per i due mondiali non disputati e un Europeo, l’ultimo, disastroso. L’unica via per risorgere è creare centri federali in tutte le principali città italiane. Tante “cantere”. Ma a questo deve pensare la Federazione. Che invece...».

I ricordi belli aiutano a nuotare nell’oggi malinconico: il suo più bello? 
«Lo scopone in aereo con Bearzot, Pertini e Zoff, che diamine».

Lei vinse? 
«Come potevo perdere avendo Bearzot come compagno?».

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