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Jannik Sinner, veleno della Davenport: "I soldi sono stati decisivi. Dietro le quinte..."

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Dietro alle accuse del mondo del tennis contro Jannik Sinner per il caso doping-Clostebol ci sono, secondo Vincenzo Santopadre, "invidia e gelosia" dei colleghi dell'italiano, numero 1 del ranking Atp. 

Chissà se anche Lindsay Devenport rientra in questa categoria (e nel caso, a quale delle due). L'ex tennista americana, una che in carriera è stata in grado di vincere tre tornei del Grande Slam, si accoda alle accuse e ai veleni dell'australiano Nick Kyrgios, il più agguerrito contro Sinner. 

 

 

 

Il Tribunale Indipendente Sport Resolutions ha scagionato Jannik, mentre la Wada pare intenzionata a rinunciare al ricorso, come rivelato da una fonte anonima interna all'agenzia mondiale anti-doping. Segno, dunque, che tutti o quasi credono alla buona fede di Sinner, positivo al Clostebol a marzo per colpa di uno spray contenente la sostanza proibita usato dal suo fisioterapista (poi allontanato). Una leggerezza che ha portato non alla squalifica del Rosso di San Candido (Kyrgios ha chiesto per lui 2 anni di stop) ma alla sola eliminazione dei punti conquistati a Indian Wells.

"Sono sinceramente scioccata, come la maggior parte delle persone - ha detto Davenport in una intervista -. Sembra che stiamo scoprendo solo ora quello che è accaduto dietro le quinte. Perché gli è stato permesso di giocare tutto l'anno? Non è giusto nei confronti degli altri giocatori, è ovvio che non tutti vengono trattati allo stesso modo". 

 

 

 

"Il discorso vale soprattutto per i giocatori con una classifica inferiore - conclude la 48enne, ex numero 1 al mondo nel 1998 -. I soldi sembrano essere il fattore decisivo perché hai maggiori possibilità di pagare i migliori avvocati e tutto ciò che serve".

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