Claudio Ranieri ct della Nazionale? "Sono in vacanza, non in pensione"
"In vacanza, non ancora in pensione". Si definisce così Claudio Ranieri, in un'intervista a Repubblica. Per ora la vacanza prosegue, ma non è detto che tra qualche mese il 72enne allenatore romano non possa tornare in sella. E le sue parole sono destinate a far tornare in auge un tema caldissimo in estate ma raffreddato grazie alle due vittorie dell'Italia in Nations League contro Francia e Israele: e se fosse proprio Sor Carlo il sostituto ideale del ct Luciano Spalletti uscito con le ossa rotte dall'Europeo di giugno?
"Se ogni giorno guardi il mare, come vuoi passartela? Benone. A Cagliari ho chiuso un cerchio, è stato il finale perfetto. Però un po’ di voglia c’è sempre, chi lo sa. Di sicuro non farò mai il commentatore televisivo, proprio non mi va. L’ho già detto, come ultimissima cosa mi piacerebbe allenare una nazionale. Ho detto 'una' nazionale, eh, non 'la' nazionale", mette subito in chiaro Ranieri, consapevole di quanto ogni dichiarazione possa creare un piccolo terremoto.
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Sulla panchina azzurra non a caso aggiunge: "Mi auguravo che Spalletti ne sarebbe venuto fuori e sono contento che l’abbia fatto. E quando dichiarai che mi sarebbe piaciuto guidare una selezione, Mancini era ancora saldissimo. Non mi sono mai candidato all’azzurro e non lo faccio certo ora". Per il momento, si riposa in Calabria: "Ho spesso passato dei bellissimi settembre al mare. La Samp mi prese a ottobre, il Watford pure, il Cagliari addirittura a gennaio. Si vede che mi fanno la cortesia di concedermi vacanze lunghe. Qui si sta benissimo, sono uno del posto: vado a fare la spesa, dal macellaio, dal pescivendolo. Non vado in osteria a giocare a carte ma solo perché non ci ho mai giocato, non sono capace. Mia moglie è calabrese, mia figlia è nata qui, questo è un pezzetto di casa".
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Resta l'amore per il calcio: "Seguo, guardo, vedo tutto. Noi allenatori siamo malati. Più di tutto mi è piaciuto, e molto, il Parma. Si vede che sono tre o quattro anni che hanno un progetto su cui lavorano, ed è un bel vedere. Davanti sono notevoli, Bernabé è un gran bell’organizzatore di gioco. Pecchia ha messo in piedi una squadra davvero divertente. Complimenti".
Per il resto, aggiunge Ranieri, "l’Inter è l’Inter. Thiago Motta sembra che abbia subito preso la Juve per il verso giusto e in più deve ancora buttare nella mischia tutti i pezzi grossi. Mi sta piacendo molto il Toro di Vanoli, squadra verticale come poche, e aspetto il Napoli, perché Conte se non arriva primo arriva secondo, specie se non deve fare le coppe".
"In queste tre giornate però non abbiamo visto molto di vero - conclude l'uomo che nel 2016 portò il "piccolo" Leicester alla conquista della Premier League, forse l'ultimo e più clamoroso dei miracoli calcistici -: sono anni che sostengo che il mercato non possa durare così a lungo, è assurdo che gli allenatori debbano lavorare per settimane in uno spogliatoio che sembra un aeroporto, con gente che viene e gente che va. Un tecnico dovrebbe cominciare la preparazione dicendo ai giocatori: siamo una squadra, andiamo. Ma non può. E non c’è mai tempo, perché i tifosi vogliono che si vincano pure le amichevoli. È un bel problema specie per chi ha cambiato guida tecnica, come Milan, Fiorentina o Bologna, che giocoforza devono aspettare che le nuove proposte si consolidino.Per fare una squadra ci vuole tempo".