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Jannik Sinner, occhio a Joao Fonseca: chi è il ragazzino terribile che inquieta l'azzurro

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Il problema di Jannik Sinner? Non avere un rivale all'altezza, e soprattutto dallo stile opposto al suo. Su Il Domani un commento di Piero Valesio, giornalista e scrittore grande esperto di tennis, ricorda come ogni grande epoca della racchetta abbia avuto due poli antitetici: Bjorn Borg contro John McEnroe, Pete Sampras contro Andrè Agassi, Roger Federer contro Rafa Nadal. Campionissimi contro, una rivalità che però partiva quasi da una visione filosofica opposta dello sport e della vita: genio e sregolatezza, apollineo e dionisiaco e via dicendo.

Tutti danno per scontato che come accaduto quest'anno, con due slam vinti a testa, anche le prossime stagioni saranno contrassegnate dal duello all'ultimo colpo tra Jannik (che si è preso Australian Open e Us Open) da un lato e Carlos Alcaraz (Wimbledon e Roland Garros), ma lo spagnolo non può essere considerato l'anti-Sinner. perché il loro gioco è "tutto sommato simile - sottolinea Valesio . Servirebbe un interprete del serve and volley, o al limite un cattivo della storia. Altrimenti come si fa spettacolo?". 

 

 

 

Secondo la firma del Domani, che avverte il rischio di "essere accusati di scarsa attitudine patriottica, di inguaribile bastiancontrarietà, di patologica tendenza a cercare un problema dove il problema non c’è", il successo dell'altoatesino a New York segnala che "un problemino esiste. Non è un punto da poco e non riguarda solo Jannik ma la sua generazione e il futuro del suo sport. Una questione che si potrebbe sintetizzare così: il tennis ha trovato in lui e in Carlos Alcaraz dei grandi attori ma manca ancora una sceneggiatura adeguata". La riflessione, com'è giusto che sia, fa discutere. Ma verrebbe anche da rispondere che se di "problemino" si può parlare, allora non è di certo di Sinner (e di Alcaraz) e che i due non hanno nessuna colpa se hanno lo stesso approccio tecnico al tennis e se i loro avversari sono ancora indietro. I vari FritzDraper, ma anche Zverev, Medvedev, i più giovani Tiafoe, Shelton o Rune dovranno trovare il modo di crescere e insidiare i due dominatori. In fondo, è la regola base dell'agonismo. 

 

 

 

L'autore invoca l'arrivo "di qualcuno che vesta i panni del Gerulaitis di una volta, un Noah, un Leconte, un Wawrinka. Qualcuno che compensi la mancanza di regolarità con qualche talento personale. Qualcuno che costringa Sinner a replicare ciò che gli permise giusto un anno fa a Pechino di battere in carriera per la prima volta Medvedev: inventarsi giocatore di volo, capace di utilizzare il serve and volley per aggredire l’avversario uscendo dai suoi schemi". Allora occhio al brasiliano Joao Fonseca, "di cui qualcosa si è già visto e apprezzato". Ma a 18 anni, forse è un po' presto per dargli l'etichetta di "cattivo".

 

 

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