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Jannik Sinner come Frankenstein, quasi perfetto: ecco il suo unico punto debole

Leonardo Iannacci
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Un meraviglioso Frankenstein che ha carpito colpi e magie da molti campioni ammirati in gioventù per farli poi suoi, personalizzandoli e costruendo un tennis quasi impossibile da arginare. Anche grazie a questa dote Jannik Sinner si è trasformato nella stupefacente creatura che sta cambiando il suo sport. Del nuovo re di New York è stuzzicante fare un’analisi ai raggi X sul piano tecnico, colpo per colpo, paragonandolo ai grandi del tennis. Un gioco che facciamo insieme a Giorgio Giani, mental-coach e studioso di tennis.

SERVIZIO. Il colpo che apre il gioco non è mai stato naturale in Sinner: è stato costruito negli anni, modificando la posizione dei piedi e l’arco della spalla. Chi ricorda? Pete Sampras, il 14 volte vincitore di Slam, di cui 7 a Wimbledon. Come l’americano, Sinner aveva un servizio piatto in salita di lancio-palla a inizio carriera, trasformato negli ultimi mesi e lavorato in slice con saltino. Forse meno efficace come numero di ace ma decisamente più performante.

RISPOSTA. In questo è simile, se non ancor più stupefacente, di Djokovic, 24 volte re negli Slam: Nole costruiva un muro contro cui Federer e Nadal spesso si infrangevano. Anche Sinner pare imperforabile, sembra fatto di gomma quando si allunga contro servizi a 200 all’ora, ed è flessibile come il serbo. Ci viene in mente anche Connors per la capacità che Jannik ha di piazzare la stessa risposta fra i piedi e al corpo: Jimbo inventò questa mossa diventando il primo tennista a trasformare la risposta in attacco.

 

 

ROVESCIO. Il colpo migliore di Jannik ricorda quello di Zverev: si tratta di un movimento di nuova generazione, molto pulito. Parte alto e non si abbassa, sorretto con la mano sinistra che duplica la forza del colpo soprattutto nella diagonale. In questo Jannik performa più del tedesco.

DIRITTO. Sinner lo porta come Ivan Lendl, all’altezza della spalla e spesso con i piedi dentro il campo. È un colpo costruito e non naturale, saremmo portati a pensare anche a Nadal perché Jannik lo arrota (non sembra a prima vista) ma il maiorchino lo faceva a tal punto da uncinarlo. L’effetto che produce Sinner è prodigioso quando è in allungo e si inventa un prodigioso passante grazie alla velocità del braccio.

VOLÉE. Troppo scolastiche, difatti Jannik usa molto raramente il serve-and-volley. In questo è un po’ indietro e, per vincere a Wimbledon, coach Cahill sta lavorando parecchio. La mano è marmorea quando Sinner impatta la palla, il busto è sbilanciato in avanti e i piedi non ben ancorati per terra. È l’arma meno efficace (si fa per dire, stiamo sempre parlando del numero 1 del mondo) ma state sicuri che, tempo un annetto, Sinner prenderà il volo anche nei pressi della rete.

SMORZATA. Anche qui il polso è un po’ troppo rigido e il movimento innaturale, seppur efficace. Sinner sta migliorando il dropshot e lo usa per necessità se vuole interrompere un lungo fraseggio da fondo campo. Esattamente come faceva Bjorn Borg (11 Slam) che, per vincere 5 Wimbledon, studiò e rese le sue smorzate accettabili sull’erba.

 

 

 

 

FORZA FISICA. Ha patito molti guai, Sinner, una dozzina da quando gioca: anca, caviglia, malesseri vari, polso, dita, vesciche. Nonostante questo, a 23 anni sta stupendo. Rafa Nadal era spesso in infermeria ma, fra una cura e un’operazione, ha vinto 22 Slam.

FORZA MENTALE. Impossibile non paragonare Sinner a Nole Djokovic per questa dote unica. Alla stessa età di Jannik, fra l’altro, il serbo non era così solido pur avendo già vinto uno Slam in Australia ed essendo numero 3 del mondo dietro a Nadal e Federer: è diventato quel che è diventato a 25. In questo, il nostro amato rosso di Sesto Pusteria è già un carro armato come si è visto nel terzo set contro Fritz, sotto 3-5. Ha ipnotizzato il rivale. Da campionissimo.

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