Jannik Sinner e la punta dell'iceberg: cosa c'è dietro al trionfo azzurro
Il mondo ci guarda e, anche se non ha tanta voglia di ammetterlo, lo pensa: il tennis italiano è al top. E non solo per il numero 1 del ranking Atp occupato per settimane - e sarà così sino alla fine dell’anno - da Jannik Sinner. Il rosso di Sesto Pusteria è soltanto la punta dell’iceberg d’un movimento che sta stupendo tutti, addetti ai lavori e semplici appassionati di tutto il mondo. Pochi giorni fa John McEnroe, uno che se ne intende, aveva ripreso un vecchio refrein diventato famoso grazie a Madonna: Italians do it better. Solo che Supermac lo riferiva all’incredibile esplosione di talenti che, aprendo gli occhi a chi segue il tennis nei cinque continenti, stanno vincendo ovunque. A tal punto da far diventare l’Italtennis un vero e proprio “caso” giornalistico.
Durante le battute finali degli US Open, un giornale prestigioso come il New Yorker ha sottolineato in più di un’occasione il fiorire di personaggi che sta colorando il nostro tennis. La medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi di Parigi dal duo Paolini-Errani, replicata dal successo newyorchese nel doppio misto formato dalla stessa Sarita e da Vavassori, avevano riaperto il rubinetto dei complimenti: «Il tennis italiano rappresenta un insegnamento a livello organizzativo e tecnico», aveva sottolineato il New Yorker aggiungendo un interessante ragionamento sul Progetto Campi Veloci che è diventato un fiore all’occhiello del nostro tennis: «Sino a qualche anno fa gli italiani erano specialisti della terra battuta, ora grazie a questo progetto lanciato nel 2009, i giovani azzurri primeggiano su tutte le superfici: terra, erba, cemento, sintetico indoor».
Boris Becker ha notato come l’Italia abbia «il numero 1 del mondo e tanti giocatori in Top 40 quanti gli Stati Uniti. Non è un caso». Altra dose di complimenti dal prestigioso Washington Post: «Sinner stupisce per il suo stile di gioco pulito, tic-tac, tic-tac... L’azzurro non deraglia mai in campo e la cosa più vistosa che fa è asciugarsi. Niente urli, niente lamentele, niente racchette spaccate. Questo è il nuovo italian-style che ha piazzato qui a New York cinque atleti tra le 32 teste di serie». Il New Yorker ha evidenziato il progresso tecnico che la Federazione ha fatto nei propri centri: "Nessuna Federazione ha fatto un lavoro migliore di quella italiana a nel nutrire i propri giovani».
E mentre in Italia aumentano le iscrizioni nei circoli tennis per iniziare a giocare (sempre meno a padel dove un Sinner non c’è...), Angelo Binaghi, numero 1 della Fitp, ha chiosato: «Abbiamo un campione che non avevamo mai nemmeno sognato come Jannik Sinner.Ma sin dall’inizio dell’anno, dall’Australian Open, la nostra è una vittoria di sistema e il mondo se ne è accorto. Jasmine Paolini ha giocato due finali Slam in singolare, ha vinto a Roma e le Olimpiadi con Sara Errani, Musetti ha vinto una medaglia alle Olimpiadi. Al Roland Garros abbiamo giocato tre finali. Il sistema Italia funziona. Eccome».
"Quei momenti sono ancora nella mia testa": Jannik Sinner, il tormento dopo il trionfo