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Jannik Sinner? Sally Jenkins: "Induce al sonno. La cosa più espressiva? Asciugarsi"

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Il trionfo di Jannik Sinner agli Us Open nasce in difesa. Una capacità di resistere ai colpi dei nemici mostruosa sia dal punto di vista psicologico (soprattutto fuori dal campo, con le pressioni spesso strumentali sulla questione Clostebol e doping), dal punto vista atletico, tecnico e tattico.

Un "muro di gomma" anche sul veloce, una capacità di respingere ogni attacco dei rivali in serie, come l'incredibile scambio contro il povero McDonald al primo turno di Flushing Meadows con una serie di smash dell'americano salvati in condizioni disperate (e poco importa che alla fine l'azzurro abbia tirato fuori un dritto per lui "facilissimo", a cui ha reagito sorridendo e con una manata in fronte). O come il punto-capolavoro in semifinale contro Jack Draper, con ogni probabilità lo scambio più bello di tutto il torneo newyorkese. Il britannico attira Jannik sotto rete, quindi piazza il colpo facile facile, Sinner in rincorsa si salva con un pallonetto prima di cadere e farsi male al polso. Jack a quel punto può schiacciare a colpo sicuro ma il 23enne di San Candido si muove con un paio di decimi d'anticipo (proprio come McDonald, a conferma della facilità di lettura) e può piazzare un devastante passante di dritto con Draper sorpreso a metà campo.

 

 

 

Eccola, la qualità maggiore di Sinner: sorprendere i rivali, infilzarli nell'unico modo possibile o nell'unico momento in cui credono di avercela fatta e abbassano la guardia. Implacabile, e proprio per questo "noioso". E' l'unico appunto che si può muovere al numero 1 del ranking Atp, esploso in questo magico 2024. 

Come ricorda Marco Imarisio sul Corriere della Sera, il Washington Post aveva dedicato a Sinner un ritrattone prima della finale contro l'idolo di casa Taylor Fritz, definendo il Rosso "un tipo assonnato che culla i suoi avversari e il pubblico addormentandoli con un ritmo soffocante", Secondo l'autrice, Sally Jenkins, "il ritmo e il suono dei suoi colpi sono così regolari da indurre al sonno… e dopo un po’ il match non finisce, si addormenta. La cosa più espressiva che fa è asciugarsi. Niente urli, niente lamentele, niente racchette spaccate".

 

 

 

La sottolineatura dell'impassibilità di uno Jannik molto più apollineo che dionisiaco (qualcuno in Italia lo definirebbe più "nordico" che "mediterraneo", alla Fognini o alla Paolino Canè per intenderci) vuole in realtà essere la fotografia della sua forza, non una critica feroce al dominatore della racchetta. Ma visti i precedenti con Roger Federer contro Rafa Nadal, e i tifosi spaccati tra la classe eterna dello svizzero e la tenacia inscalfibile del maiorchino, viene il sospetto che la tendenza del futuro sarà impostare il dualismo tra i filo-Alcaraz, con Carlitos dipinto come talento naturale (tipo il poetico svedese Stefan Edberg, fatte le debite differenze) e i filo-Jannik, vagamente più grigio. Ma, e di questo il prestigioso giornale americano dà atto, la verità è che Sinner è una sentenza: o approfitti dei suoi passaggi a vuoto (4 o 5 in tutta la partita) o perdi. Alla faccia della noia.

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