Jannik Sinner, una clamorosa ipotesi sul suo futuro: "A quel punto, cosa succederà?"
Alzala, Jannik. Alza al cielo la coppa che ti fa re di New York dopo esserlo stato di Melbourne. È il simbolo della supremazia quello, il sacro Graal che certifica Sinner da Sesto Pusteria numero 1 del mondo e che lo confermerà sino alla fine di questo anno incredibile dove, da campione quale era, è diventato campionissimo. Quella coppa in argento porta incisi nomi stellari della storia del tennis: Rod Laver, John McEnroe, Pete Sampras, Roger Federer, Rafa Nadal, Nole Djokovic. E la griffe di Jannik non stona affatto accanto a questi giganti dopo la sera dei miracoli vissuta ieri.
Sotto gli occhi di 23.587 spettatori che hanno stipato l’Arthur Ashe Stadium, l’impianto per il tennis più grande del mondo voluto dalla magnitudo americana, il ragazzo con i riccioli ha demolito la resistenza dell’idolo di casa, Taylor Fritz, in una finale piacevolmente noiosa: 6-3, 6-4, 7-5 il punteggio in poco più di due ore di gioco.
Gelido e cinico, Jannik è partito con il turbo nel primo set, servendo bene e brekkando il californiano, teso come una corda di violino (2-0); l’ha rifatto quando era sotto 2-3 e conservato il prezioso vantaggio sino alla fine del primo set, portato a casa con un comodo 6-3 alzando anche il livello del suo tennis. Nella seconda frazione Fritz ha alzato la percentuale delle prime (85%!) ma, sul 5-4, il rosso con il cappellino ha giocato come il gatto fa come col topo e ha chiuso, strappando ancora una volta il servizio al malcapitato californiano. Il terzo set è stato quasi un red carpet verso il trionfo, malgrado un brivido sull’occasionale 3-5 per l’americano e successiva chiusura trionfale (7-5). Per Sinner si tratta della sedicesima finale vinta sulle 20 disputate nel circuito ATP, fra Slam e tornei 1000, 500 e 250.
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TALENTO E FORZA
Un esito non scontato quello newyorchese ma portato a casa con talento, intelligenza, forza fisica e furbizia da parte di Jannik e contro un tennista che era giunto all’atto conclusivo di Flushing Meadows facendo fremere di desiderio l’intera America. Da 18 anni, dai tempi di Andy Roddick non c’era un atleta a stelle e strisce nella finale degli US Open ma Fritz, californiano di San Diego e vicino di casa di Arnold Schwarzenegger, figlio di un magnate dell’imprenditoria e di Katy May, numero 10 della WTA negli anni ’70, ha alzato bandiera bianca evidenziando la differenza che passa fra lui e Jannik. D’altronde quando gioca il numero 1 del mondo contro il numero 12, qualche differenza in campo c’è.
E si è vista eccome nella finale di un torneo che, via via, ha fatto cadere come dieci piccoli indiani i vari Alcaraz, Djokovic, Zverev e Medvedev. Solo uno è rimasto in piedi, Jannik Sinner che ieri ha pareggiato Carlitos per numero di Slam vinti (due lo spagnolo, due l’azzurro) vivendo soltanto un paio di mesi difficili durante l’estate, martoriato da troppe cose: anca, tonsillite, malori e da quella maledetta pomata sospetta. A questo punto il futuro è nelle sue mani come mai prima d’ora. Sinner è tornato solido, ha vinto demolendo tutti e crescendo partita dopo partita. Lo ha fatto alla maniera di Djokovic, il campione che più di ogni altro gli assomiglia.
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MARTELLO E INTENSITÀ
Contro Fritz ha trionfato con facilità, martellandolo con un’intensità pazzesca e questa è la prova provata che è davvero un numero 1. Pensate quando Jannik arriverà alla totale perfezione anche nelle prime di servizio, nelle voleè che deve ancora affinare, in tanti altri piccoli grandi momenti sui campi in terra rossa o in erba, ancora indigesti. Dettagli attorno ai quali Darren Cahill e Simone Vagnozzi stanno lavorando. A quel punto cosa succederà?
Per questo fenomeno è arrivata la 55esima vittoria in 60 partite giocate nel 2024, anno che proseguirà con la stagione dei tornei in Oriente (Pechino e Shangai quelli più attesi), con le Finals di Torino del prossimo novembre e, nel caso l’Italia riesca a qualificarsi, con la fase conclusiva della Coppa Davis che si giocherà a Malaga poco prima di Natale. Altre storie, altre avventure nel magico mondo di Jannik. Il campione gentile.