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Jannik Sinner, perché il 7-5 con Medvedev lo fa tremare: cosa nascondono questi numeri

Leonardo Iannacci
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Ancora loro, l’uno di fronte all’altro per il tredicesimo duello rusticano su un campo da tennis, il terzo nei quattro major del 2024. Sono sempre guerre stellari quando in città si sfidano Jannik Sinner e Daniil Medvedev, amici poco e rivali sempre: 23 anni il ragazzo di Sesto Pusteria, segno zodiacale Leone; 28 il robot venuto da Mosca, un Acquario. In bacheca hanno già parecchie storie e uno slam da lucidare: l’Open d’Australia Jannik, la coppa d’argento dell’US Open il gelido Daniil. Un tipo che sa bene come si arriva in finale sul cemento dell’Arthur Ashe Arena visto che ne conta giá tre con la clamorosa vittoria ottenuta nel 2021. Allorché fece piangere non di gioia, ma di rabbia King Nole Djokovic, il gigante serbo che quell’anno mancó il Grande Slam- la vittoria nello stesso anno in tutti e quattro i major, roba da Rod Laver - per opera di Medvedev.

All’epoca Sinner aveva compiuto da poco 20 anni e si stava affacciando al grande tennis neppure immaginando che, 36 mesi dopo, si sarebbe ritrovato faccia a faccia con Daniil nei quarti di finale dello slam americano. In Jannik c’è l’accattivante idea di arrivare in una semifinale dove non troverà Carlitos Alcaraz, da tempo fuori dai giochi di Flushing Meadows come lo stesso Djokovic. Sinner e Medvedev, due tennisti così uguali e così diversi che hanno nei colpi atomici da fondo campo e nella forza mentale i propri jolly, si ritrovano così di fronte in un major negli ultimi nove mesi.

 

 

La prima volta è stata memorabile: era il 28 gennaio scorso e Sinner si presentò sul centrale di Melbourne per realizzare il primo grande sogno della sua esistenza: la conquista di uno slam. Fu un’epica finale risolta al quinto set da un Jannik in rimonta e mai così epico: 3-6, 3-6, 6-4, 6-4, 6-3 il punteggio da consegnare alla storia. Da allora sono stati colpi presi e dati, diritti per uno e rovesci per l’altro. Da sei vittorie a zero a favore del russo si è passati a un più confortante 6-5 nei confronti diretti: Sinner ha strapazzato Daniil anche a Miami (due volte), Pechino, Vienna. Prima del nuovo faccia a faccia a Wimbledon, nei quarti di finale quando Jannik era già a conoscenza del ciclone-Clostebol (ieri Nadal e Federer sono intervenuti per sottolineare l’innocenza di Jannik anche se Roger ha aggiunto: «Convinto che non abbia fatto nulla di male, ma strano non l’abbiano fermato»).

Sull’erba sacra londinese Medvedev ha interrotto la striscia di cinque vittorie consecutive di Sinner: come a Melbourne l’ordalia si è conclusa al quinto set, ma con momenti di drammaticità, contrassegnati dal malore accusato da Jannik nel terzo set. Morale: 7 vittorie a 5 per il russo e ulteriore aggiornamento stanotte a New York dove Sinner è arrivato in carrozza e la vittoria (7-6, 7-6, 6-1) contro Tommy Paul ha fatto da contrappasso all’abbuffata di Medvedev contro il portoghese Nuno Borges (6-0, 6-1, 6-3). Le ore di avvicinamento alla tredicesima sfida hanno visto i duellanti inviarsi tenui messaggi di stima.

«Jannik lo conosco sin troppo bene, la prima volta l’ho incrociato a Marsiglia una vita fa. Abbiamo quasi sempre giocato match molto duri. Stasera cercherò di ripassare la nostra sfida di Wimbledon e non quella di Melbourne... Cerchiamo sempre di capire cosa farà l’altro ma poi alla fine la decisione arriva sempre sui momenti decisivi: una palla break, un set-point. Senza dubbio sono consapevole del fatto che se voglio battere Jannik dovrò dare il meglio di me stesso», le parole di Medvedev.

E Sinner: «Mi piacciono queste sfide contro Daniil, un avversario importante nella mia carriera. So che lui ama questi campi, questo torneo lo ha vinto e mi aspetto una partita completamente diversa da quelle giocate in Australia e a Wimbledon. Sarà una sfida mentale e tattica, con scambi lunghi. Ma sto crescendo». Daniil rispetterà molto i colpi di rimbalzo dell’italiano, Jannik le diagonali di rovescio del russo. Di certo non sarà una partita di ping-pong: si temono buchi sul cemento dell’Arthur Ashe Arena.

 

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