Jannik Sinner, la reazione di Paul dopo il match è spiazzante: "Lui è irreale"
Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta, ma anche nell’onestà intellettuale di ammettere la bravura dell’avversario. Così, al contrario del frustrato Kyrgios, Tommy Paul ha avuto parole d’elogio per Jannik Sinner, dopo aver perso contro di lui in 3 set (con il punteggio di 7-6; 7-6; 6-1) l’ottavo di finale agli US Open: “Credo che l’ultima volta che l’ho affrontato fosse quando stava cominciando a crescere, o forse lo aveva già fatto, ma vinse il suo primo Masters 1000 in quella settimana, battendomi in semifinale. Ha giocato un tennis super veloce. Oggi si è aggrappato al servizio nei punti importanti. Fa quello che fanno tutti i migliori giocatori al mondo. È irreale, colpisce la palla con grandissima qualità ogni volta che la tocca con la sua racchetta. Questo lo rende diverso”. Paul non si sbilancia nel paragone con Alcaraz, ma ammette: “Rispetto ad Alcaraz non lo so. Penso che Carlos voglia entrare di più e giocare a tutto campo, ma Sinner è il miglior colpitore del circuito".
Paul può consolarsi con il bronzo olimpico, conquistato nel doppio maschile a Parigi e, in fondo, ha capito che la sconfitta è arrivata per mano di un campione, come dichiarato nella conferenza post-match a Flushing Meadows: "Non ho giocato bene a inizio partita, ho avuto delle occasioni nei primi due set, ma nei punti importanti ha fatto la differenza. Comunque non soffrirò di stress post-traumatico stanotte".
Intanto, già definita la prima semifinale, con gli Stati Uniti di nuovo in finale nel tabellone maschile per la prima volta dal 2006. Sia Fritz che Tiafoe, infatti, hanno eliminato Zverev e Dimitrov e si affronteranno nel penultimo atto del torneo. Il tedesco perde 7-6, 3-6, 6-4, 7-6, mentre il bulgaro è costretto al ritiro quando è sotto 6-3, 6-7, 6-3, 4-1. L'ultimo americano in finale in uno Slam al maschile è stato Andy Roddick: nel 2009 raggiunse l'atto conclusivo a Wimbledon. Ovviamente, l’Italia aspetta il quarto di finale tra Sinner e Medvedev, ostacolo forse più duro per l’altoatesino nel cammino verso il sogno americano.
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