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Jasmine Paolini, la caccia al fascista nello staff dell'azzurra

Lorenzo Mottola
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Quella che raccontiamo oggi è la storia di una brutta figura. Una figura rimediata da Luca Bottura, conduttore radiofonico e autore televisivo Rai, oltre che titolare di una rubrica sulla Stampa e commentatore politico letteralmente ossessionato dall’idea di un imminente ritorno di una dittatura di stampo mussoliniano in Italia. Detta in altri termini, Bottura è convinto di essere circondato da fascisti. E a chi sui social gli dice “Bottura, guardi che io sono di destra ma non fascista” risponde tranquillamente che non può essere vero. Potrebbe esserlo solo se «ci fosse una destra che non rimpiange il mascellone. Siamo tutti qui ad aspettarla». Ma in realtà in segreto mezza Italia è lì pronta a marciare su Roma etc. etc.. Capita così che a finire sotto accusa per sospetti legami con il regime sia addirittura l’entourage di Jasmine Paolini. “Ma come? La Paolini, la tennista esempio di integrazione con sangue italiano, ghanese e polacco e la maglia azzurra?”. Sì puzza di fascismo perché, ha scritto ieri.

Bottura su Twitter, «L’allenatore della migliore tennista italiana (che sarebbe Renzo Furlan, ndr) pubblicizza un marchio rampante (“Decima Legio”) su una bella tuta nera. Riescono sempre a rovinare anche le cose più belle». In realtà, dopo qualche ricerca, abbiamo appurato che “Decima Sports wear” non ha nessunissimo legame con la galassia dei movimenti nostalgici di destra. Si tratta di una azienda di Bari, aperta dal signor Jerry Cutolo («ora mi accuseranno anche di essere camorrista per il cognome», scherza), che vende normalissimi capi sportivi senza alcun riferimento storico.

 

 

Prima di contattarlo al telefono, siamo andati anche a spulciare i suoi vecchi post su Facebook. Si trova un po’ di tutto, perfino un ricordo delle formazioni partigiane azzurre, oltre a vecchi discorsi del Dem David Sassoli e ad alcune prese in giro dei leghisti (“Dicono che ci sia vita intelligente su Marte perché hanno trovato tracce d’acqua. Il che non significa nulla, in Padania c’è il Po ma…”).

Il tutto condito con parecchi post contro il Pd, la “Casta” dei politici e quella dei virologi. Il punto è che Cutolo sembra un italiano qualsiasi e non si sente un nostalgico per niente: «Non mi interessa la politica ma fascista proprio no. Sono nipote del primo fondatore di una sede del Pci a Bari e mia moglie è stata candidata di Sel». E come mai Decima Legio? «È il nome della legione di Cesare… tutto qua. Agli Internazionali al Foro Italico a Roma abbiamo tenuto un nostro stand per due anni». E così ecco spiegato come quel marchio sia arrivato nelle mani del povero Furlan, con relativa accusa di voler riportare la dittatura in Italia.

Ora, la vicenda di Bottura, che nel frattempo è stato letteralmente sommerso di insulti su Twitter perla sua attività di cacciatore di fascisti in casa Paolini, è istruttiva per comprendere il clima politico e il rapporto della sinistra con tutto ciò che si trova a destra. Non basta non essere fascisti, tocca fornire prove. E anche dare prove e spiegazioni potrebbe non bastare, perché potremmo essere additati come persone che «rimpiangono il mascellone», come dice Bottura. Magari semplicemente perché abbiamo indossato una felpa senza pensarci troppo o perché ci piace la storia e abbiamo creato un marchio ispirato a Giulio Cesare. Praticamente il Terrore, ma molto meno serio

 

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