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Jannik Sinner, Kyrgios perde la testa: "Come lo tratterò nello spogliatoio"

Roberto Tortora
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Date un calmante a Nick Kyrgios. Il tennista australiano, di origini greche e malesi, attacca ancora Jannik Sinner dopo il caso Clostebol. La sentenza dell’ITIA, evidentemente, non gli è bastata. È stato confermato che Sinner non ha avuto “alcuna colpa o negligenza” per le violazioni antidoping, l’assunzione della sostanza è stata involontaria ed era colpa della pomata usata dal fisioterapista Naldi, poi licenziato. Eppure Kyrgios ha prima espresso il suo sdegno sui social e poi rimestato nel torbido anche sull’ESPN in veste di opinionista degli US Open: “Non sarò ospitale con lui come lo ero prima quando eravamo nello spogliatoio. Sinner avrebbe dovuto essere squalificato per due anni, penso di sostenere ogni parola di ciò che ho pubblicato sui social media. Ho visto molti dei miei amici passare attraverso il doping e venire sospesi. Abbiamo visto giocatori come Halep e sembra che ogni volta che si presenta una di queste cose ci sia sempre un processo diverso. Non ho niente contro Sinner personalmente. So quanto è importante. È uno dei più grandi giocatori di tennis che abbiamo in questo momento e so quanto sarà importante per i prossimi 15 anni. Non nego nulla di tutto ciò. Niente contro di lui personalmente. Se guardi Jenson Brooksby, giocatori a cui è stata tolta la carriera per un anno, e poi vedi qualcuno come Sinner che fa le cose a modo suo. Non penso che sia giusto ed equo per il resto del tour”.


Kyrgios, però, non si è fermato lì ed ha proseguito nella sua arringa: “Ci viene inviata ogni anno una lista di sostanze proibite. A pagina 5, c’è scritto proibito in ogni momento. Se c’è una spiegazione, dobbiamo ottenere una definizione di cosa significhi proibito in ogni momento. Sono abbastanza sicuro che significhi non importa la quantità o come salta fuori. Significa che, se risulti positivo, sei fuori. Immagino che ci sia una zona grigia in cosa significhi proibito in ogni momento. Perché la sua squadra trasporta una sostanza proibita che sappiamo essere completamente non necessaria nello sport è un’altra questione. A persone come Alcaraz è stato chiesto e sono rimaste neutrali al riguardo. Ma allo stesso tempo ci sono molte cose che penso non ci siano state raccontate”.

 

 

L’ex-numero 13 del ranking ATP ha, poi, concluso così: "Voglio solo che le condizioni di gioco siano uguali per tutti. Ecco perché ero contrario alla presenza di allenatori nel box dei giocatori. Non tutti i giocatori hanno un allenatore. Non tutti i giocatori che si qualificano possono permettersi un allenatore: se le condizioni di gioco non sono uguali per tutti, si perde un po’ l’integrità di questo sport”.

 

 

 

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