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Sven Goran Eriksson è morto. L'ultimo messaggio e la grande sfortuna di una carriera da vincente

Claudio Brigliadori
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Il mondo del calcio piange la morte di Sven Goran Eriksson. L'allenatore svedese aveva 76 anni, lo scorso gennaio aveva annunciato di combattere con un tumore al pancreas non operabile e negli ultimi mesi aveva intrapreso un commovente tour in vari stadi europei, per salutare i tifosi.  

"Vivete la vita fino alla fine, spero di essere ricordato come un bravo uomo", è stato l'ultimo messaggio che il mister, ex Goteborg, Roma, Fiorentina, Benfica, Sampdoria, Lazio e Nazionale inglese, aveva affidato pochi giorni fa alle telecamere del docufilm Sven, che andrà in onda su Amazon Prime. Un testamento umano, prima ancora sportivo, per il mister che ha ripercorso i momenti più importanti della sua carriera. 

Nella migliore delle ipotesi "mi resta un anno di vita", aveva fatto sapere a inizio anno nello sconcerto generale, con la stessa ex compagna Nancy Dell'Olio che si era detta stupita dell'annuncio. Subito dopo aver rivelato la sua malattia, il calcio si è stretto attorno a lui e tra le squadre che lo hanno ospitato ci sono state anche Lazio e Sampdoria. Una notizia che ha fatto il giro del mondo e il Liverpool ha anche coronato il suo sogno di sedere almeno una volta sulla panchina dei Reds

"Mi auguro che dopotutto alla fine la gente dirà di me: sì, in fondo era un bravo uomo - aveva detto Eriksson -. Ma so anche che non tutti lo diranno. Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete alla vita. Grazie di tutto: allenatori, giocatori, il pubblico, è stato un viaggio fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela fino alla fine. Ciao". 

In carriera, Svenni, esploso con il Goteborg negli anni 80 e considerato fin da subito un "profeta" della zona, ha vinto tra i tanti titoli un campionato svedese, 3 portoghesi , uno scudetto italiano (con la Lazio nel 2000) e, in Europa, una storica Coppa Uefa con il Goteborg nel 1982, l'ultima Coppa delle Coppe della storia (1999) e la Supercoppa europea con la Lazio, arrivando in finale di Coppa dei Campioni nel 1990, con il Benfica sconfitto per 1-0 dal Milan di Arrigo Sacchi a Vienna.

Dal 2001 al 2006 ha rivestito invece il ruolo di ct dell'Inghilterra, guidando i Leoni al Mondiale 2002 in Corea e Giappone (fuori agli ottavi contro il Brasile), agli Europei del 2004 in Portogallo (fuori ai rigori ai quarti contro i padroni di casa) e ancora ai Mondiali in Germania del 2006, con un'altra beffarda eliminazione ai rigori, ancora ai quarti e ancora per mano di Cristiano Ronaldo e soci. Una sfortuna che non ha impedito a Eriksson di entrare nell'immaginario collettivo come uno degli allenatori più carismatici degli ultimi 40 anni.
 

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