Jannik Sinner, pietra tombale su chi rosica. Ings: "Regolamento seguito alla lettera"
Il caso doping da Clostebol di Jannik Sinner? Per Richard Ings, ex capo dell'anti-doping dell'ATP dal 2001 al 2005 e poi Ceo della commissione anti-doping australiana dal 2005 al 2010, lo stesso che ha analizzato passo per passo la vicenda, la vicenda legata al 23enne altoatesino è stata seguita alla lettera, in maniera corretta: "Ho letto la sentenza e le regole sono state seguite alla lettera – ha difatti spiegato l'ex numero uno dell'anti-doping a ubitennis.net –. Gli avvocati di Sinner hanno presentato un ricorso il giorno stesso della sospensione (il 4 aprile, ndr), chiedendo la revoca della sospensione dato che non erano state ravvisate responsabilità. Un giudice ha ascoltato il ricorso e ha revocato la sospensione”.
E ancora: “Secondo le regole attuali – ha poi proseguito Richard Ings — nessun annuncio può essere fatto pubblicamente fino a quando il tribunale non finisce di affrontare la questione. Il tribunale ITIA quindi ha rivisto tutto il caso e le prove a sua disposizione e poi ha stabilito che Sinner non avesse colpe, quindi poteva giocare. In questi casi è obbligatorio che vengano decurtati punti e prize money, anche se non c'è alcune colpa. Le regole dunque sono state seguite alla perfezione”.
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Per questo “Jannik non ha alcuna colpa — ha concluso — È vero che di solito è difficile per un giocatore risalire alla fonte primaria della contaminazione, ma in questo caso è stato abbastanza facile e così ha potuto dimostrare la propria innocenza. Peccato gli sia costato quasi mezzo milione di euro e le facce storte di stampa e colleghi”.
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