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Jannik Sinner, ecco la prova che zittisce gli sciacalli: il caso Bortolotti spiega tutto

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Il caso di Jannik Sinner, già scagionato, positivo al test antidoping per l'uso di Clostebol, un anabolizzante presente in una pomata usata dal suo fisioterapista per curare alcune ferite, ha risvegliato gli haters del nostro campione, numero uno del tennis mondiale. In queste ore si sono susseguite accuse contro il tennista soprattutto da parte di quei leoni da tastiera che di fatto hanno forse un pizzico di invidia per i successi raggiunti dall'azzurro.

Ma ci sono dei precedenti che zittiscono le critiche e mettono un punto fermo in questa vicenda. Come ricorda la Gazzetta dello Sport, anche il doppista Bortolotti nel 2023 ha dovuto fare i conti con la stessa accusa. Il 4 ottobre 2023, Bortolotti è stato sottoposto al test durante il Challenger di Lisbona e il campione è stato inviato nel laboratorio antidoping di Montreal dove è stata riscontrata la positività. Il giocatore è stato avvisato della positività il 30 gennaio, gli è stata chiesta una replica entro il 13 febbraio. Immediata la contromossa.

 

 

L'1 febbraio arriva la replica e la spiegazione di quanto accaduto, immediatamente accettata dall’Itia (International Tennis Integrity Agency). La nota ufficiale non entra nei dettagli della vicenda: “Il 5 febbraio 2024, Bortolotti ha accettato che il Clostebol fosse presente nel suo campione e, pertanto, ha ammesso le ADRV, ma ha fornito una spiegazione. Il giocatore ha affermato di non aver avuto intenzione di imbrogliare e di non aver ingerito consapevolmente il Clostebol, fornendo prove di contaminazione involontaria. Come parte dell'indagine, l'ITIA ha chiesto consulenza scientifica al laboratorio accreditato dalla WADA a Montreal, Canada, dove è stato analizzato il campione, per pareri di esperti sulla plausibilità della spiegazione del giocatore. Il laboratorio ha eseguito calcoli basati sull'esposizione di Bortolotti al Clostebol e sulla concentrazione rilevata nel loro campione e ha confermato, sulla base della letteratura scientifica, che la spiegazione del giocatore era credibile. Date tutte le circostanze e tenendo conto della recente giurisprudenza comparabile, l'ITIA ha accettato che il giocatore abbia stabilito la fonte del metabolita del Clostebol nel suo campione di urina e che non ci si potesse ragionevolmente aspettare che prendesse ulteriori precauzioni in relazione alla sua esposizione a una sostanza proibita. Inoltre, nessuna sospensione provvisoria è entrata in vigore a seguito della pronta spiegazione di Bortolotti e della tempestiva convalida da parte di esperti scientifici”. La disavventura è costata a Bortolotti 440 euro e 16 punti Atp. 

 

 

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