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La squadra più forte non gioca "per calciomercato"

Pasquale Guarro
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Sono uno più forte dell’altro e messi insieme sotto un’unica bandiera, con l’aggiunta di qualche elemento equilibratore, potrebbero comporre una delle squadre più forti dell’intera Serie A. In comune hanno che probabilmente lasceranno tutti il proprio club di appartenenza, il che la dice lunga sul quanto una finestra così lunga di calciomercato contribuisca a rendere il campionato parecchio instabile. Con la prima giornata ormai alle spalle, sette elementi di spicco sono in attesa di una nuova sistemazione: Victor Osimhen (25), Teun Koopmeiners (26), Ademola Lookman (26), Nico Gonzalez (26), Federico Chiesa (26), Paulo Dybala (30) e Pierre Kalulu (24). Valutazioni alla mano, parliamo di qualcosa come 290/300 milioni di euro in cartellini, cui aggiungere bonus, commissioni e altre minuzie a corredo.

Interessi enormi, flussi che si spostano da una parte all’altra nel bel mezzo di un torneo, ribadiamo, già iniziato. Il caso dell’Atalanta è emblematico, i nerazzurri versano lo stipendio a due professionisti che, in modo diverso, hanno chiesto di non esserci per l’esordio in campionato contro il Lecce. Entrambi per motivi di mercato, visto che l’olandese sta forzando per andarsene alla Juve, mentre il nigeriano è in trattativa con il Psg. Tutto previsto dall’attuale regolamento, ma in un calcio in continua evoluzione, dove gli interessi hanno preso il sopravvento su ogni cosa, è paradossale consentire che al via del campionato possano esserci casi irrisolti che incidono così pesantemente sulle sorti di un club.

 

Anche Osimhen crea un caso simile a Napoli, per certi versi anche peggiore rispetto a Koopmeiners e Lookamn. Il nigeriano vuole andare via da Napoli a ogni costo, addirittura l’attaccante ha un patto con il club azzurro che, da inizio anno, gli ha consentito di potersi allenare separatamente al gruppo. Ma intanto per lui non è arrivata alcuna offerta e senza i proventi della cessione De Laurentiis non promuoverà alcun acquisto nel reparto offensivo.

Sia Napoli che Atalanta stanno versando lo stipendio a calciatori che di fatto non potranno utilizzare nonostante il campionato sia iniziato. Tutto questo è incredibile e non bisogna assolutamente commettere l’errore di attribuire le responsabilità ai club e alla loro scarsa autorità verso gli atleti tesserati. Perché conosciamo tutti il mondo del calcio e sappiamo cosa accade quando calciatori e procuratori si impuntano. E allora bisogna proprio evitare di creare la circostanza.

Diversi, invece, i casi di Dybala e Chiesa, entrambi messi in discussione dai club di appartenenza: la Roma spinge l’argentino verso l’Arabia al fine di far respirare le proprie casse e lo stesso vorrebbero fare i bianconeri liberandosi dell’ex Fiorentina, pronto invece a fermarsi ancora un anno a Torino, probabilmente per andare via a zero a fine anno, quando il suo contratto sarà scaduto. Ancora diversa, invece, la questione che riguarda Nico Gonzalez: la Fiorentina non lo voleva liberare prima di riuscire ad assicurarsi Gudmundsson. E infine c’è Kalulu, conteso da Juventus e Atalanta, ancora alla ricerca di un rinforzo in retroguardia.

Tutto lecito, ma quanta credibilità acquisirebbe ogni campionato se al pronti via ogni questione di mercato fosse ormai stata risolta? Se ogni allenatore sogna che un giorno questo possa divenire realtà, perché non considerare seriamente la questione? Alla fine sarebbe come l’introduzione del Var o della goal line technology: darebbe al nostro calcio maggiore credibilità.

 

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