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Serie A, si apre la caccia all'Inter: perché il Milan può farcela

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Claudio Savelli
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Le griglie non piacciono a Simone Inzaghi e, francamente, nemmeno a noi che siamo chiamati a produrle. Ma qualcuno lo dovrà pur fare, e allora eccoci, previa raccomandazione: il pronostico esiste per essere sbagliato e meno male, altrimenti il calcio sarebbe uno sport morto. Ha senso solo se viene motivato, seppur in poche righe, per trasformarlo in un’anticipazione onesta del campionato che verrà.

SCUDETTO E CHAMPIONS
L’Inter (1) è la prima candidata allo scudetto perché non si nasconde. Inzaghi ha dichiarato subito che l’obiettivo è difendere il titolo, Marotta va ripetendo che bisogna puntare sempre in alto.

I nerazzurri emanano una grande consapevolezza del proprio potenziale e di un percorso che, con Inzaghi, come ha dichiarato il presidente, non è nemmeno a metà. L’altro motivo è la continuità. Nell’anno in cui tutte le grandi cambiano guida tecnica la permanenza di tutti i pilastri è un vantaggio, a patto di inserire qualche innovazione, altrimenti tutti sapranno come gioca l’Inter. Il Milan (2) è arrivato secondo e riparte da secondo. Viene sottovalutato il mercato dei rossoneri, ben pensato ed eseguito. Nessuno di importante è partito, né Maignan né Theo né Leao, un po’ come l’Inter, e sono entrati quattro giocatori in altrettanti ruoli chiaramente deficitari: centrale (Pavlovic), terzino destro (Emerson), mediano (Fofana), punta (Morata). Più Saelemaekers che sarà un jolly prezioso. Se Fonseca sarà in grado di farsi apprezzare dal pubblico potrà correre al fianco dell’Inter.

La Juventus (3) verrà fuori alla distanza perché con Thiago Motta è così, i giocatori migliorano lungo il percorso e il potenziale man mano si moltiplica. Per cui terza, sì, ma guardando in su piuttosto che in giù. A chiudere la zona Champions, il Napoli (4) che, come ha ricordato Conte, riparte da un decimo posto, ovvero da zero. La tabula rasa è la condizione ideale per il nuovo allenatore a cui manca solo un centravanti, il suo centravanti. Il Napoli si farà e, come per la Juventus, proverà a stare lì fino alla primavera e sfruttare la freschezza data dall’assenza di impegno europeo che, per le altre in Champions, prevede due partite in più (da 6 a 8 nella prima fase).

 

CORSA ALL’EUROPA
La Roma (5) sta facendo le cose per bene. E l’eventuale addio di Dybala rientra in queste cose perché alleggerirebbe e non di poco il monte ingaggi, distribuirebbe meglio le responsabilità sui nuovi arrivati e cancellerebbe un rebus tattico. De Rossi ha bisogno di mettere al centro del progetto i nuovi arrivi Soulé e Dovbyk per valorizzare gli investimenti e dare nuovo valore alla Roma.

La Champions è alla portata ma serve una partenza sprint, altrimenti ne approfitterà l’Atalanta (6), a patto che la rosa venga allungata. Che poi non è detto che i rinforzi siano subito utili per Gasperini. Senza Scamacca la Dea perde tanto, Retegui è di un livello inferiore, e la punta magari non serve nella partita singola ma alla lunga è dura farne a meno. Difficile possano inserirsi altre squadre nel lotto delle prime sei, Champions ed Europa League sembrano blindate.

La sorpresa o, meglio, la squadra che si candida a un forte upgrade è la Fiorentina (7), il cui mercato è interessante a partire da Palladino e Kean e finendo con Gudmundsson. La Lazio (8) parte dietro ma può prendere slancio perché senza gli Immobile e i Luis Alberto è più leggera. Una delusione bisogna immaginarla e allora diciamo Bologna (9) perché Italiano porterà diversi pregi ma anche il difetto di una difesa esposta che è stato il vero segreto della cavalcata con Thiago Motta. Allora il nuovo Torino (10) di Vanoli potrà approfittarne, ma è difficile pensarlo in Europa. Gli manca sempre qualcosa, anche se Cairo sostiene il contrario.

 

TERRA DI MEZZO
La terra di mezzo non è per forza una landa desolata di squadre senza obiettivi. È diventata quella in cui si sperimenta e si costruiscono progetti longevi. Azzardiamo: potrebbe tornarci l’Udinese (11) che, dopo annidi sofferenza e apatia, sembra aver ritrovato entusiasmo (vedi oltre 10mila abbonati e il ritorno di Sanchez) e un senso di esistere. Segue la nostra sorpresa della stagione, il Parma (12) di Pecchia. Rosa ricca di giovani di piede e talento e un impianto rimasto identico a quello della vittoria in B. Va sempre apprezzata una neopromossa che non investe su vecchi dinosauri della categoria per guadagnare la salvezza. Il Monza (13) con Nesta può consolidarsi di nuovo. La rosa è completa e valida e il mister sembra un’altra buona intuizione di Galliani. Il Genoa (14) è stato sventrato ma resisterà grazie a Gilardino, lontano dal fango della retrocessione, affare delle ultime sei.

ZONA SALVEZZA
In sei per tre posti con una differenza rispetto al passato: non c’è una squadra già spacciata. Il Cagliari (15) con Nicola e il Lecce (16) con Gotti possono sfilarsi dalla lotta grazie all’esperienza degli allenatori. Fabregas invece scoprirà che allenare per non retrocedere è un mestiere particolare. Il Como (17) si è strutturato troppo per non salvarsi, ma dovrà trovare un gioco velocemente perché i campioni, soprattutto se acciaccati, non bastano più. Restano Verona (18), Empoli (19) e Venezia (20). Dovranno superarsi e sperare che qualcuno davanti faccia un disastro. Buon campionato a loro e a tutti.

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