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Jannik Sinner, dolori e ansia: perché le condizioni del numero 1 preoccupano

Leonardo Iannacci
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Il tennis post-olimpico sta affrontando la stagione del cemento, da sempre quella che porta all’ultimo slam della storia: Flushing Meadows, il torneo per eccellenza a stelle e strisce che, dal 1978, si disputa nel nuovo impianto newyorchese dopo che, per anni, era stato ospitato nel vetusto club di Forest Hills. Obiettivo dei top è quello di vincerlo ma nella mente di Jannik Sinner c’è anche un obbligo morale, verso il tennis azzurro e verso se stesso. La ragione è semplice: troppa gente gli vuol male e ha stigmatizzato il suo ritiro dai Giochi, leggendo in quel «non posso partecipare, ho la tonsillite» un alibi per dedicarsi alla preparazione della stagione sul cemento.

Nulla di più balordo ma, si sa, contro l’ignoranza non c’è rimedio. Jannik ha trascorso una settimana a letto con 39 di febbre mentre le sorelline Errani-Paolini vincevano un oro fantastico e Musetti conquistava un prestigioso bronzo. Poi è partito alla volta di Montreal e, poco allenato, ha perso contro Rublev in tre set denotando problemi fisici e stanchezza. Ora debutterà al Western & Southern Open di Cincinnati, il 1000 che gli servirà per preparare Flushing Meadows. E ha deciso di dire la sua. In tre atti, come un Mozart che musica la sua opera.

 

Atto primo: l’anca. «Dopo i Giochi ho passato una settimana senza allenarmi e poi ho giocato per due, tre giorni di fila, un po’ più del solito. Sapevo che questo avrebbe potuto avere un potenziale impatto sull’anca, ma non ho paura. Mi sento bene e non vedo l’ora di tornare in campo». Atto secondo: la tonsillite. «Stavo giocando bene anche a Parigi, al Roland Garros, e sapendo che i Giochi erano lì, ho pensato di poter giocare bene o abbastanza bene su quel campo vedendo una possibilità di medaglia. Ma questo è lo sport, ci sono anche gli aspetti negativi, cioè la tonsillite che mi ha fatto venire 39 di febbre e mi ha costretto a imbottirmi di antibiotici».

OCCASIONE PERSA
Atto terzo: la positività. «Ovviamente, dopo aver perso l’occasione dei Giochi, ti viene da pensare. Ma fa parte della vita e devo essere felice di quello che ho. Credo che la mia stagione stia andando in modo molto, molto positivo, e continuiamo a costruire su questo assunto il prossimo obiettivo: Flushing Meadows. Ora non sono al top ma voglio arrivarci giocando bene qui a Cincinnati».

Il legame che lega Sinner allo slam newyorkese è stretto anche se la sfortuna ci ha sempre messo lo zampino: tutti ricordano ancora l’incredibile quarto di finale del 2022 quando Jannik disegnò la più bella incompiuta della sua carriera perdendo, dopo cinque set spaziali, contro il suo amico-nemico Carlitos Alcaraz. Un match memorabile che portò John McEnroe a paragonare la tenzone appena conclusa a quelle che vedevano protagonisti lo stesso SuperMac e Bjorn Borg. Roba epica.

Ma Sinner non è l’unico attore protagonista della stagione americana: il Ranking ATP aggiornato vede il ragazzo di Sesto sempre al numero 1, Musetti al 18, Arnaldi al 30, Cobolli (ieri vincente a Cincinnati contro Tommy Paul in tre set: 6-3, 4-6, 7-5) al 31, Darderi al 34 e Berrettini al 42. Ovvero sei giocatori italiani nei primi 42 del mondo, numeri eccezionali che fanno il paio con il tennis azzurro femminile. E tutti iscritti al torneo 1000 dell’Ohio in vista di Flushing Meadows, slam dove - iniziasse oggi - ci potrebbero essere quattro tennisti azzurri fra le 32 teste di serie: Sinner, Muso, Arnaldi e Cobolli.

 

A Cincinnati c’è anche Jasmine Paolini che non crede ai propri occhi quando realizza di essere al numero 5 della classifica mondiale: «È stato un anno pazzesco, mai mi sarei immaginata di vincere un oro olimpico e di giocare due finali Slam. Sono davvero contenta, spero di tenere questo livello il più a lungo possibile perché mi sto divertendo, sto vivendo nuove esperienze, tutte entusiasmanti. Lo scorso anno arrivai qui a Cincinnati che ero nelle qualificazioni e quest’anno sono da numero 5 del mondo. Non è pazzesco?».

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