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Parigi 2024, a sinistra festeggiano solo le medaglie “nere"

Francesco Storace
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Olimpiadi nere su sfondo rosso. È la variante cromatica dei Giochi di Parigi appena conclusi, secondo il Pd e in generale una sinistra che si è scatenata nell’esaltare una parte del medagliere azzurro. Eppure, la gioia dovrebbe essere corale per i successi mietuti dai nostri campioni, ma per la sinistra da solleone alcuni sono più nostri di altri.

Finiscono quasi nel dimenticatoio gli atleti che sono solo bianchi di pelle, che diventa la nuova colpa di cui mondarsi. Una sorta di nuovo razzismo che è immortalato dal solito tweet del solito Lerner: «L’Italia di ieri, l’Italia di domani» con le fotografie del generale Vannacci e della pallavolista Egonu. Roba da sostituzione etnica e poi uno si chiede chi è che esagera davvero. Pare un auspicio, quello di Lerner, mentre avrebbe dovuto limitarsi ad applaudire – come abbiamo fatto tutti – la straordinaria impresa di Italvolley, a partire proprio da Paola Egonu ma con ognuna delle atlete. Invece, bisogna romanzare – falsamente – con un tocco di politica. Ma il colore rosso sulle Olimpiadi è stato sparso da molti. Addirittura, al Coni si sono svegliati con un murale realizzato da Laika, davanti alla sede di Roma, che raffigura proprio la Egonu durante una schiacciata ai Giochi olimpici di Parigi 2024. L’atleta ha la medaglia d’oro al collo e sul pallone da volley ci sono le parole “stop”, “hate” e “racism”. Siamo all’Egonulatria, che più che dello sport diventa campione in antirazzismo contro un razzismo che campeggia solo nella testa di una sinistra a corto di argomenti.

 

 

 

INDOTTRINAMENTO

In pratica, si esaltano, si sbava, ci sono i gridolini, solo per le medaglie “nere”. Del resto, quando a indottrinare i lettori ci sono La Stampa e La Repubblica con le loro immagini fotografiche che dettano la linea a Pd e soci, l’effetto solo questo può essere. E tracima nelle parole di uno dei bamboccioni del Pd, il deputato Marco Furfaro. Per lui bisogna mettere al muro – speriamo solo metaforicamente - Roccella, Vannacci, Vespa. Li indica, la ministra, il deputato europeo, il giornalista, come «tre perfetti rappresentanti di un’Italia ignorante, reazionaria, a tratti persino cattiva. Ma soprattutto tre simboli di una storia che non esiste più». E perché? «Loro sono l’Italia della rendita dura a morire, ma che prima o poi finirà nell’oblio che gli spetta. Le ragazze della pallavolo sono l’Italia. Senza nient’altro da aggiungere». E per fortuna, sennò chissà che cosa sarebbe capace di scrivere ancora in questo inno all’odio contro il nemico.

Almeno, Luca Bottura fa il comico e pure se vuol darsi arie da intellettuale, almeno fa sorridere scontrandosi contro ogni tweet “di destra” dedicato alle Olimpiadi. La sua, ormai, è una missione. Dipendesse da lui, non si potrebbe nemmeno parlare se non si è di sinistra. E poi i Ruotolo come appunto i Lerner, tutti scatenati a trasformare in vittoria rossa quella tricolore, che ha emozionato gli italiani di qualunque orientamento politico. Ma sono quelli che non riescono a trattenere la loro voglia di strumentalizzazioni, dai giornali di riferimento ai politici meno rispettosi dei valori dello sport. Emblematico proprio Ruotolo che ammette il «torto» alle altre atlete e al Ct Velasco, «ma pensando ai nostri patrioti pubblico la foto di Paola Egonu. Orgoglio d’Italia». Da interrogare a fondo il baffone del Pd: gli altri e le altre sono figli di nessuno? Già, loro sono quelli che esaltano la vittoria della Khelif nel pugilato, incapaci di ascoltare le ragioni di Angela Carini.

TRIONFO MACCHIATO

Tutto deve avere una macchia di politica; le medaglie più gradite sono quelle che “appartengono” all’opposizione in maniera davvero volgare e ignobile. Il resto è tutta polemica da social, che non lascerà traccia nella storia, se non la povertà di una minoranza capace di aggrapparsi a tutto pur di scatenare canizza contro la destra di governo. Ed è un peccato – anche se come detto passerà presto – che non ci si riesca a contenere nemmeno nelle ore del trionfo degli atleti italiani – tutti e non solo alcuni – che hanno meritato le loro medaglie. Inclusi quelli che non ce l’hanno fatta. Per questa sinistra l’importante non è partecipare, ma vincere contro. E non contro gli avversari in gara, ma semplicemente contro chi governa il proprio paese. È questa la loro triste rappresentazione, quello che hanno scelto di essere, la propria autoidentificazione. L’altra Italia, quella che sta in vacanza e non ha rinunciato alle Olimpiadi per fare il tifo, si è spellata le mani senza pensare ai colori della pelle, né della politica.

 

 

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